Spyware nel 30% delle aziende

Spyware nel 30% delle aziende

In Europa quasi un'impresa su tre deve fare i conti con software di rilevazione nascosti sulle proprie macchine. Lo sostiene Websense, che parla di infrastrutture a rischio anche per colpa del peer-to-peer
In Europa quasi un'impresa su tre deve fare i conti con software di rilevazione nascosti sulle proprie macchine. Lo sostiene Websense, che parla di infrastrutture a rischio anche per colpa del peer-to-peer


Roma – Il software spyware è molto più diffuso di quanto si possa ritenere nelle infrastrutture informative delle imprese europee. Secondo uno studio di Websense , addirittura il 30 per cento delle imprese europee ha installato sui propri computer, senza saperlo, software di rilevazione esterni.

Lo spyware, che in sintesi è costituito da programmi che vengono installati assieme ad altri software senza però essere dichiarati esplicitamente, viene utilizzato da chi lo produce per analizzare e sfruttare i comportamenti online degli utenti, dagli acquisti alla proposizione di pubblicità e altro ancora.

Secondo Websense il dato è tanto più allarmante quanto l’installazione di questi spyware costituirebbe un rischio per l’azienda, quello di venire auscultata a distanza da terze parti, magari da concorrenti. Questi, secondo Websense, hanno con gli spyware la possibilità di recuperare persino informazioni riservate o, comunque, dati che non dovrebbero conoscere.

Websense, che sostiene di aver effettuato la rilevazione grazie ai propri software di analisi del traffico e in particolare del suo Webcatcher, sostiene però che i rischi sicurezza per le imprese europee sono anche legati all’enorme diffusione delle reti di condivisione p2p (peer-to-peer).

L’osservatorio di rilevazione dell’azienda, che produce non a caso software di gestione e filtraggio delle connessioni internet d’impresa, sostiene che nel corso dell’ultimo anno il numero di connessioni p2p è aumentato di tre volte. In questo quadro sono più di 130 le applicazioni software utilizzate per la condivisione dei file.

Ciò che preoccupa, sostiene Websense, è il fatto che la maggioranza delle imprese non si è dotata di una chiara policy di comportamento per i propri dipendenti che, quindi, accedono facilmente e impunemente a queste reti. La condivisione dei file e il conseguente rischio di aprire porte d’ingresso nei sistemi delle imprese o di scaricare software malevoli come virus o cavalli di troia, secondo Websense crea un quadro critico che necessita di immediate contromisure.

Il tutto è poi condito dall’enorme diffusione dei sistemi di instant messaging che non sempre, secondo le rilevazioni di Websense, danno sufficienti garanzie di sicurezza alle reti aziendali. Occorre comunque dire che proprio per questo i grandi produttori di software di messaggistica istantanea stanno producendo versioni “business” dei propri prodotti che, assicurano, offriranno maggiori tutele di sicurezza. Questione sulla quale peraltro permane un certo scetticismo da parte di molti esperti.

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Pubblicato il
11 feb 2003
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