Un BIOS con kit di sopravvivenza

Un BIOS con kit di sopravvivenza

Phoenix ha lanciato una nuova tecnologia che estende le funzionalità dei BIOS tradizionali e consente agli utenti di computer e altri dispositivi di riavviare il PC in una sorta di ambiente protetto da cui tentare il ripristino del sistema
Phoenix ha lanciato una nuova tecnologia che estende le funzionalità dei BIOS tradizionali e consente agli utenti di computer e altri dispositivi di riavviare il PC in una sorta di ambiente protetto da cui tentare il ripristino del sistema


San Mateo (USA) – Il colosso dei BIOS Phoenix Technologies ha sviluppato una tecnologia, chiamata Core Management Environment (cME), che promette di aiutare gli utenti di PC, server, appliance e dispositivi embedded a ripristinare la funzionalità dei propri sistemi anche in caso di gravi guasti.

Questa sorta di estensione ai BIOS tradizionali, che in genere forniscono solo le funzionalità essenziali per l’avvio di un computer, contiene un nuovo insieme di applicazioni che girano in una partizione protetta dell’hard disk (o, nel caso di dispositivi senza disco, su altra memoria di massa) e forniscono le funzionalità di base per recuperare un sistema in cui non sia più possibile avviare il sistema operativo: al boot della macchina l’utente sarà infatti in grado di richiamare dal BIOS di Phoenix l’interfaccia cME da cui avviare un antivirus (fornito da McAfee), un programma di diagnostica, un tool per il recupero di partizioni o interi file-system, e una suite di piccole utility per la connessione ad Internet e la navigazione sul Web.

Qualcuno ha commentato, con un pizzico d’ironia, che con un bel player multimediale e un altro paio di programmi l’utente medio potrebbe persino fare definitivamente a meno del sistema operativo. Se questa è senza dubbio un’esagerazione, è interessante notare come Phoenix si stia già muovendo per consentire agli sviluppatori di portare su cME nuove utilità e applicazioni. Che Phoenix voglia trasformare il “Basic Input Output System” in qualcosa di assai meno “basic” (essenziale) e più vicino, invece, al concetto di sistema operativo?

Phoenix ha spiegato che la partizione in cui vengono memorizzate le applicazioni fornite dal sistema cME non può essere né letta né scritta dai sistemi operativi, questo per evitare che eventuali virus o altri codici maliziosi possano in qualche modo danneggiarla.

Il primo grosso produttore ad aver manifestato interesse verso il BIOS “esteso” di Phoenix è Toshiba, che ha già progettato un tasto attraverso cui gli utenti dei propri notebook potranno riavviare il sistema ed entrare nell’ambiente protetto di cME.

Il software cME, già disponibile ad un prezzo (per gli OEM) compreso fra 1$ e 5$ a seconda del volume degli ordini, è compatibile con le piattaforme x86, MIPS, ARM, MicroSparc e PowerPC.

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Pubblicato il
20 feb 2003
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