San Jose (USA) – Durante il recente Intel Developer Forum il chipmaker di Santa Clara ha presentato alcune nuove interfacce destinate a rimpiazzare, nei PC di prossima generazione, il BIOS (Basic Input/Output System) delle schede madri, uno degli ultimi “dinosauri” del mondo dei PC. Questo antico retaggio del passato, che per oltre vent’anni ha fornito ai PC le funzionalità software basilari per l’avvio e la gestione dell’I/O, si evolverà nell’ EFI (Extensible Firmware Interface), un’interfaccia fra il sistema operativo e il firmware del computer che promette di mettere fine a tutte le limitazioni grafiche e funzionali dei vecchi BIOS.
L’EFI avrà il compito di dotare il firmware del PC di un’interfaccia grafica più amichevole, facile da usare e in grado di supportare le risoluzioni video permesse dalle moderne schede grafiche. In aggiunta a questo, l’EFI fornirà un ambiente per il boot multipiattaforma capace di fornire servizi standard ai sistemi operativi.
Il BIOS di nuova generazione sviluppato da Intel, e attualmente arrivato alle specifiche 1.10 , si può considerare un piccolo sistema operativo e, come tale, in grado di far girare applicazioni di alto livello scritte attraverso tool di programmazione standard. Tutto questo è reso possibile dal fatto che le interfacce di EFI saranno totalmente scritte in linguaggio C, mettendo così definitivamente al bando l’ostico codice assembler degli attuali BIOS.
EFI integrerà il supporto al networking, fornirà utility per la diagnostica, il controllo remoto, il ripristino di sistema e Internet. In più, grazie all’inclusione dei driver necessari per l’avvio del sistema e per il riconoscimento di tutte le periferiche installate, sarà in grado di comandare direttamente diversi dispositivi, come masterizzatori e interfacce USB: questo nell’ottica di facilitare al massimo il ripristino delle funzionalità del computer anche nel caso in cui il sistema operativo sia fuori gioco.
Anche Phoenix, uno dei colossi dei BIOS, di recente è andata verso la direzione intrapresa da Intel integrando, in alcuni suoi BIOS per PC di ultima generazione, la tecnologia Core Management Environment (cME), che fornisce funzionalità estese come l’accesso ad Internet e al Web, un antivirus e programmi di diagnostica.
Similmente a cME, EFI riserva una piccola partizione del disco fisso alla memorizzazione di quelle applicazioni che possono essere lanciate dal firmware in fase di boot e prima dell’avvio del sistema operativo. Questa partizione, che secondo Intel dovrebbe essere al sicuro da virus e cracker, potrebbe anche essere usata per funzionalità legate alla protezione dei contenuti e alla sicurezza.
Sebbene EFI sia stato sviluppato come parte integrante della piattaforma Itanium, Intel conta di estenderne gradualmente i benefici anche ai sistemi IA-32: in questo caso il chipmaker assicura che la compatibilità con il passato sarà garantita dalla possibilità di far coesistere i vecchi BIOS con EFI.