SCO denuncia IBM: tradisce Unix per Linux

SCO denuncia IBM: tradisce Unix per Linux

Con una mossa a sorpresa SCO Group ha citato in giudizio il massimo sostenitore del Pinguino, accusandolo di aver violato il suo copyright su Unix condividendo tecnologie con la comunità open source. Non si parla d'altro. Ecco perché
Con una mossa a sorpresa SCO Group ha citato in giudizio il massimo sostenitore del Pinguino, accusandolo di aver violato il suo copyright su Unix condividendo tecnologie con la comunità open source. Non si parla d'altro. Ecco perché


Salt Lake City (USA) – Uno scossone senza precedenti è quello che SCO (ex Caldera) ha deciso di sferrare al mondo Unix e Linux affrontando in una diretta tenzone IBM, fino ad oggi la più importante impresa dell’ICT ad aver pesantemente investito nel Pinguino. Uno scontro che da qualche ora tiene tutti con il fiato sospeso. L’accusa di SCO è feroce: IBM avrebbe tradito i patti su Unix per avvantaggiare Linux, anzi il suo Linux , a spese di SCO.

Ma come si è arrivati a tutto questo?
In occasione di quella grande e sofferta riorganizzazione aziendale che, nell’estate dello scorso anno, la portò a mutare il proprio nome in SCO Group, Caldera affermò che la ricetta scaccia-crisi sarebbe consistita nel massimizzare il valore dello storico brand SCO e rifocalizzare il proprio business sul mercato Unix. Oggi appare evidente come SCO intenda perseguire questo obiettivo facendo soprattutto leva sul suo gonfio portafoglio di brevetti e copyright legati al sistema operativo Unix: per la precisione, lo Unix System V partorito dai Bell Labs verso la fine degli anni ’70.

In questo quadro, lo scorso gennaio, l’azienda annunciò la creazione del dipartimento “SCOsource” per la gestione delle proprietà intellettuali relative a Unix. E per far valere sul mercato brevetti e copyright. Se necessario, come si vede ora, ricorrendo al tribunale.

Il primo bersaglio della nuova e aggressiva strategia di SCO è niente di meno che il gigante IBM, reo, secondo l’ex Caldera, di aver condiviso con la comunità open source segreti industriali relativi al sistema operativo Unix. SCO, che ha chiesto all’avversaria la bellezza di un miliardo di dollari a titolo di risarcimento danni, accusa Big Blue di violazione di licenza e brevetti, inadempienza contrattuale e concorrenza sleale.

SCO sostiene che IBM “sta tentando di distruggere il valore economico di Unix”, in particolare nel settore dei sistemi basati su hardware Intel, dove SCO è maggiormente focalizzata. I dirigenti di SCO affermano che Big Blue vuole trasformare Linux in un sostituto di Unix attraverso l’integrazione, nel primo, di codice e tecnologie appartenenti al secondo e, come tali, coperte dalle proprietà intellettuali di SCO. L’esempio più eclatante, secondo quest’ultima, sarebbe dato dalla donazione di IBM del codice di AIX (il proprio sistema operativo Unix) alla comunità open source.

“Sebbene Linux sia un prodotto open source, condivide filosofia, architettura e API con UNIX”, dichiarò all’epoca della creazione di SCOsource il suo responsabile, Chris Sontag. “SCO intende aiutare i clienti a combinare in modo legale le tecnologie Linux e UNIX per gestire migliaia di applicazioni UNIX”.

In un comunicato, IBM ha respinto in toto le accuse rivoltegli da SCO, giudicandole prive di fondamento. Ecco perché.


“La denuncia è piena di vuote asserzioni prive di fatti a supporto”, si legge nel comunicato di IBM. “SCO non si è mai rivolta ad IBM per sollevare tali rimostranze, né ci ha avvertito in anticipo dell’intenzione di querelarci. IBM sta appoggiando apertamente Linux e gli standard aperti da diversi anni e né SCO né uno dei suoi predecessori ci ha mai espresso queste lamentele”.

SCO non ha voluto rivelare se ci sono altre aziende, oltre ad IBM, contro cui intende intraprendere azioni legali: secondo alcuni analisti, tutti i maggiori soggetti coinvolti nello sviluppo di Linux potrebbero eventualmente finire nel mirino di SCO, compresi distributori come Red Hat e SuSE o nomi del calibro di HP, Oracle, Intel e NEC. SCO ha però tenuto a sottolineare come il suo attacco non sia rivolto né a Linux né alla comunità open source.

“Il contratto richiede che il codice sorgente di Unix rimanga confidenziale, e IBM lo ha consapevolmente violato tentando di spingere Linux sul mercato ai danni di Unix”, ha affermato Darl McBride, presidente e CEO di SCO. “Tutto questo non c’entra nulla con Linux né con l’open source. Per noi si tratta semplicemente di difendere le nostre proprietà intellettuali”.

C’è da ricordare come SCO sia impegnata ormai da anni sul mercato Linux con la propria distribuzione SCO Linux, precedentemente nota come Caldera OpenLinux e, di recente, attraverso la propria partecipazione all’alleanza United Linux .

Sebbene SCO affermi di non voler danneggiare né Linux né l’open source, alcuni osservatori sostengono in queste ore che la causa legale contro IBM potrebbe avere l’effetto di indebolire la fiducia delle aziende verso un sistema operativo che, un bel giorno, potrebbe obbligarle ad acquistare licenze da SCO.

Se la mossa legale dell’ex Caldera rischia dunque di farle terra bruciata all’interno della comunità open source, c’è da considerare che il business di questa società deriva ancora quasi interamente da Unix: non stupisce, pertanto, che l’azienda possa non curarsi troppo delle critiche che le stanno piovendo addosso all’unanimità dalla comunità Linux e da quelle stesse alleate che, insieme a lei, hanno dato vita al consorzio UnitedLinux: fra queste vi è ad esempio SuSE che, per bocca del suo CEO, Richard Seibt, ha pesantemente criticato le strategie della partner.

“Noi di SuSE siamo molto dispiaciuti di apprendere delle recenti azioni legali di SCO Group”, ha commentato Seibt. “Speriamo con forza che questo non finisca per influenzare negativamente Linux, ma dobbiamo dire che queste azioni non vanno nell’interesse né dei clienti, né dei partner né della comunità Linux”.

“Al momento – ha poi affermato minaccioso Seibt – stiamo rivalutando le nostre relazioni commerciali con SCO Group”.

Ma se la comunità open source boccia le politiche di SCO, gli investitori sembrano invece premiarla: il valore del titolo dell’azienda, lo scorso venerdì, è infatti salito del 40%, mentre quello di IBM è sceso di un punto percentuale. Alcuni analisti sostengono che la mossa di SCO sia un’astuta speculazione per far salire le proprie quotazioni in previsione di un suo possibile acquisto da parte di uno dei big del mercato Unix, come la stessa IBM.

Se c’è chi teme che la causa di SCO possa danneggiare il mercato Linux, c’è anche chi, come il ben noto guru dell’open source Bruce Perens, la trova semplicemente ridicola.

“Ma davvero pensate che SCO possa fare ciò che nemmeno Microsoft è riuscita a fare?”, domanda ironico Perens. “Io penso che la gente, nell’industria, non possa che ridere di questo caso”. Il punto è: chi riderà per ultimo?

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Pubblicato il 10 mar 2003
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