Roma – Un accordo a tutto campo con la prestigiosa università britannica di Leeds è l’asso che Microsoft fa cadere dalla sua manica, già prodiga di finanziamenti e borse di studio presso atenei di molti paesi. Una intesa, quella firmata nei giorni scorsi nel Regno Unito, che punta a creare una nuova generazione di sviluppatori capace di porre al centro del proprio lavoro la realizzazione di codice il più possibile bug-free, ovvero esente da vulnerabilità.
La partnership è essenziale perché consente all’Università non solo di realizzare corsi esclusivi con il supporto di Microsoft ma anche perché permetterà all’ateneo di rivendere tutti i software e i materiali didattici realizzati da università di mezzo mondo. Secondo i responsabili dell’istituto di Leeds, infatti, corsi del genere rappresentano una novità. “Abbiamo bisogno – fa loro eco uno dei responsabili di Microsoft UK – di alzare il livello di consapevolezza nella formazione ai problemi di sicurezza, in particolare nella scrittura di codice sicuro. Ciò che fino ad oggi non c’era sono corsi specializzati capaci di insegnare le procedure migliori per realizzare codice sicuro e collaudarlo”. Microsoft si occuperà di formare i docenti che dovranno incorporare nei propri corsi, a partire dal prossimo gennaio, le novità anti-bug.
Per Microsoft l’iniziativa non è che una estensione ulteriore degli ingenti sforzi fatti nel corso dell’ultimo anno nell’ambito del “Trusthworty computing”, una operazione di revisione massiva del codice prodotto dall’azienda e tesa ad individuare e risolvere i problemi dovuti a vulnerabilità e bug. Proprio in questo quadro, nel corso di un anno Microsoft ha formato in modo nuovo, spingendo soprattutto proprio sull’individuazione dei bug, più di 11mila dei propri sviluppatori, programmatori e collaudatori.
Con questo accordo il big di Redmond, però, ottiene anche lo scopo non del tutto secondario di provare ai propri partner e clienti la serietà delle iniziative anti-bug che ha messo in campo. In più, realizza corsi di livello universitario destinati ad interessare con ogni probabilità numerosissimi sviluppatori o aspiranti tali.
Questo risolverà la questione bug? Nessuno si fa illusioni. “Quello – ha spiegato un responsabile dell’Università di Leeds – è un ideale che non sarà mai realizzato. Il software è incredibilmente complesso e la gente fa errori. Ma ci sono un certo numero di problemi che i programmatori possono imparare ad evitare”.