Roma – Con una decisione che ha suscitato clamore, e che sembra destinata a spezzare i già precari equilibri che oggi governano gli standard legati ai Web service, Microsoft ha ufficialmente lasciato il giovane gruppo di lavoro che all’interno del World Wide Web Consortium ( W3C ) si occupa della definizione di specifiche standard per la comunicazione e l’interoperabilità fra servizi e applicazioni basati sul Web.
Il big di Redmond sostiene di essersi ritirata dal Web Services Choreography Working Group , a cui si era unita da pochi giorni, a causa delle profonde divergenze di vedute emerse durante un recente meeting. In sostanza, Microsoft afferma che i suoi obiettivi sono in larga parte diversi da quelli delle aziende – fra queste Apple, Oracle, HP, Sun, Fujitsu e Hitachi – rappresentate dal gruppo WS Choreography.
Steve Ross-Talbot, co-chairman del WS Choreography, ha dichiarato di essere “confuso e perplesso” dalla decisione di Microsoft, sostenendo che la partecipazione di questo colosso industriale e di quella di IBM (che non si è mai unita al gruppo di lavoro) è di vitale importanza per la definizione di uno standard comune che possa garantire, nel prossimo futuro, l’interoperabilità fra Web service.
Sebbene Microsoft abbia cercato di minimizzare l’importanza della propria azione, facendo sostanzialmente capire di voler stare alla finestra e guardare come evolve la situazione, sono in molti ad accogliere questa mossa come il più evidente segno di quel crescente disaccordo che, secondo alcuni, rischia di dividere l’industria su un tema importantissimo come i Web service, mattone portante del nuovo e-business.
La frattura, in particolare, sembra farsi sempre più ampia fra i due gruppi industriali dominanti: quello capeggiato da Microsoft, IBM e BEA, unite intorno al Web Services Interoperability Consortium ( WS-I ); e quello capeggiato da Sun e Oracle, membri dell’Organization for the Advancement of Structured Information Standards ( OASIS ).
Come ulteriore dimostrazione della divisione in atto, entrambi questi consorzi hanno di recente pubblicato delle specifiche per la sicurezza dei Web service che coprono sostanzialmente le stesse tematiche.
Diversi membri del W3C sostengono che la frammentazione in atto rischia di frenare l’adozione dei Web service e gettare il mercato nella confusione. Le conseguenze potrebbero ripercuotersi persino sullo standard XML, una tecnologia al cuore dei Web service su cui poggia anche la piattaforma Microsoft.NET. In particolare, qualcuno ha ricordato i dubbi espressi lo scorso anno da Scott McNealy, CEO di Sun, sulle intenzioni di Microsoft riguardo XML.
“Scusatemi se sono scettico sull’approccio di Microsoft – commentò McNealy – ma loro erano obbligati per contratto a mantenere la compatibilità con Java, e non lo hanno fatto. Quale tipo di impegno possono ora garantire a chiunque su XML? Chi ci dice che non faranno con XML quello che hanno fatto con Java?”.
Ovviamente McNealy non si può considerare un interlocutore neutrale, visto che la sua azienda ha una diatriba legale ancora in corso con Microsoft ed è la principale rivale, con Java, della piattaforma MS.NET. Gli eventi dell’ultimo periodo sembrano comunque preoccupare molti osservatori dell’industria, soprattutto in merito al rischio di una progressiva erosione dell’autorità del W3C.
Microsoft, del resto, ha affermato che il W3C non è il solo punto di riferimento per la definizione e la valutazione di nuove tecnologie, e che è sua intenzione continuare a collaborare attivamente su fronti differenti, scegliendo di volta in volta i soggetti più adatti e il grado di partecipazione. Come dire: chi mi ama mi segua; e se nessuno mi ama, andrò per mio conto.