Web – Una testa, un dossier. Così si potrebbe sintetizzare lo scopo del più inquietante dei progetti finora messi in cantiere da DARPA (Defense Advanced Projects Research Agency), sigla che ormai tutto il mondo ha imparato a conoscere.
Ne parla diffusamente Wired ma naturalmente di cose se ne san poche e sul nuovo progetto della Difesa americana tutti saranno purtroppo costretti a dire la loro in assenza di informazioni essenziali. Già, perché l’idea di fondo di LifeLog, così si chiama il giochino che ronza in testa ai generali a stelle e strisce, è quello di registrare l’esistenza degli individui e renderla disponibile in pochi clic.
La “sala progetti” del Pentagono intende dare alla luce un sistemone capace di raccogliere informazioni su un individuo, sulle sue attività, sulla sua salute, sulle sue spese, sui suoi contatti, sulle sue relazioni e via elencando, indipendentemente dalla fonte e dall’origine del dato. Sfruttando i potenti mezzi di intercettazione, controllo e monitoraggio già attivati ed altri che potranno via via essere messi in campo, LifeLog consentirà a chi avrà accesso a questo “database” senza precedenti di visionare “la vita” di un individuo da una tastiera, nel giro di pochi secondi dalla richiesta dei dati. Si potrà capire cosa gli piace, cosa legge o ama guardare, chi frequenta e perché, da quando, quanto guadagna e come spende e via dicendo. Perché? Naturalmente per combattere il terrorismo.
A quanto pare, LifeLog è oggi poco più di un’idea ma l’infrastruttura sulla quale si baserà il suo funzionamento è, in effetti, per buona parte già attiva. Oltre all’intercettazione via Echelon, infatti, i servizi statunitensi già raccolgono informazioni in tutto il mondo attraverso un’enorme varietà di sistemi. A questo si deve aggiungere il tracciamento delle comunicazioni elettroniche che può essere messo in atto attraverso Carnivore sui network dei provider americani (che da soli gestiscono una parte enorme del traffico internet mondiale) nonché, naturalmente, gli ancora più potenti strumenti che sono in via di realizzazione per il temuto Total Information Awareness Program (TIA) .
Scopo del TIA, come si ricorderà, è quello di consentire l’accesso veloce ai risultati dell’incrocio di dati anagrafici, commerciali, professionali e altro ancora dei singoli individui, ufficialmente per scoprire cellule terroristiche. Un apparato dalle estese capacità che ha provocato , tra le molte prese di posizione, anche la “scomunica” di Mitch Kapor, visionario dell’era digitale, fondatore della Electronic Frontier Foundation. Proprio in questi giorni DARPA ha inviato un dettagliato rapporto su TIA al Congresso americano, ribattezzandolo “Terrorism Information Awareness Program” e sperando con pagine di rassicurazioni di assicurarsi lo sblocco di importanti fondi per il suo sviluppo.
In ogni caso questi strumenti, accoppiati a più tradizionali sistemi di controllo e intercettazione e ai più avanzati sistemi di sicurezza (da quelli biometrici ai nuovi documenti elettronici), renderanno via via più facile il lavoro di LifeLog, che nel tempo potrà così sperare di soddisfare le speranze dei suoi ideatori.
Lo scenario che si apre è quello che inquieta tanti, e nei giorni scorsi ne ha parlato anche il Garante per la privacy Stefano Rodotà, e questa volta il progettone LifeLog potrebbe non finire in un cassetto come accaduto ad altri precedenti idee di “controllo globale” emerse in DARPA.
Ora DARPA sta infatti chiedendo l’interessamento di esponenti del mondo universitario e scientifico americano. Agli scienziati viene chiesto un progetto di fattibilità che possa portare in vita LifeLog entro un massimo di due anni. Addirittura sul sito DARPA esiste una pagina dedicata al progetto nella quale si parla di LifeLog in questi termini:
“un sottosistema che cattura, archivia e rende accessibile il flusso dell’esperienza di un individuo e delle sue interazioni con il mondo” – “obiettivo di LifeLog è poter tracciare le fila della vita di un individuo in termini di eventi, situazioni, relazioni”.
Ce n’è abbastanza per evocare i peggiori fantasmi della letteratura e della cinematografia apocalittica degli ultimi 50 anni.
L’articolo di Wired, in inglese, è disponibile a questo indirizzo: http://www.wired.com/news/business/0,1367,58909,00.html