Roma – “Puoi dare una mano per fermare l’attacco di SCO Group a IBM e alla comunità Linux”. Questo l’ appello che arriva da uno dei membri più in vista della comunità open source, Eric S. Raymond, celebre autore del libro-manifesto “The Cathedral and the Bazaar”.
Raymond, che come un po’ tutti i sostenitori del software libero e open source ha fortemente criticato le recenti azioni di SCO relative a Linux, afferma di essere alla ricerca di “modi che possano annullare in sede legale i segreti industriali di Unix”. Un intento con cui il celebre personaggio sembra implicitamente ammettere o per lo meno ritenere fortemente probabile che il kernel di Linux possa davvero contenere codice copiato da Unix.
“Desidero sapere – si rivolge Raymond agli sviluppatori – se hai mai avuto accesso in lettura al codice sorgente proprietario di Unix (non soltanto binari e documentazione) in casi dove o non era richiesto un accordo di non divulgazione oppure in cui tale accordo non era fatto valere”.
Sebbene Raymond non voglia svelare come e da chi verranno utilizzate le informazioni così raccolte, pure sostiene che la via legale intrapresa da SCO potrebbe essere tutta in salita per l’azienda se venisse dimostrato che in passato qualcuno ha avuto lecito accesso al codice sorgente di Unix senza sottostare ad alcun vincolo di segretezza.
Nella parte del proprio appello intitolata Trademark Law and Risk , l’esperto afferma che “la protezione del segreto industriale è fragile”, spiegando che per conservarlo il suo detentore deve rispettare alcuni doveri, fra cui quello di rendere accessibili le informazioni segrete solo a chi abbia stipulato uno specifico patto di non divulgazione.
“SCO vuole utilizzare il tribunale – scrive Raymond – per attaccarci e reclamare il controllo sul codice di Linux; facciamo in modo che si pentano del giorno in cui hanno pensato che questa fosse una buona idea, provando che loro non posseggono alcun segreto industriale”.
Raymond, che si impegna a mantenere strettamente confidenziali i dati di chi gli scriverà, ha pubblicato una pagina intitolata How To Report Access in cui fornisce le istruzioni da seguire per inviare le proprie testimonianze.
Nel frattempo, come molti temevano, le minacciate azioni legali di SCO nei confronti delle aziende che utilizzano Linux sembrano destinate a generare sul mercato un clima di dubbio e incertezza. Una delle più note società di consulenza e analisi, Gartner, ha infatti pubblicato un documento in cui suggerisce alle aziende di “ridurre al minimo l’utilizzo di Linux nei sistemi mission-critical fino a che il merito del reclamo di SCO o di ogni relativa sentenza non diventi chiaro”.
Gartner ha poi consigliato a quelle aziende che intendano ancora adottare Linux di richiedere ai propri fornitori un “contratto di supporto comprensivo che includa la pre-installazione, il test della configurazione e la certificazione del sistema operativo”. Gartner sostiene infine che i responsabili IT aziendali, in collaborazione con gli uffici legali, dovrebbero sempre vagliare con molta cura il codice di Linux e quello di qualsiasi altro software open source: questo viene definito dalla società di analisi come “un prerequisito necessario alla loro adozione nell’impresa”.
Sono in molti ora a domandarsi quale sarà l’entità del danno economico che la campagna legale di SCO, amplificata da allarmi come quello appena lanciato da Gartner, infliggerà al mercato Linux prima ancora che il tribunale emetta una qualche sentenza.