Cinque lettere RIAA ad utenti P2P

Cinque lettere RIAA ad utenti P2P

Sono gli utenti di cui Verizon ha dovuto rivelare l'identità. Riceveranno una missiva in cui li si accusa di condivisione illegale di file protetti e li si intima di smetterla immediatamente. Sono solo i primi
Sono gli utenti di cui Verizon ha dovuto rivelare l'identità. Riceveranno una missiva in cui li si accusa di condivisione illegale di file protetti e li si intima di smetterla immediatamente. Sono solo i primi


Roma – Tutto come da copione. Ottenuti a suon di avvocati i nomi di cinque utenti del peer-to-peer, i discografici americani della RIAA hanno deciso di diffidarli dal proseguire nell’uso dei software di condivisione, ambienti di pirati e illegalità.

Quattro degli utenti che riceveranno nelle prossime ore la lettera di diffida sono clienti del provider americano Verizon che, come si ricorderà, si è duramente battuto in tribunale per preservare la loro riservatezza. Dalla parte di Verizon si sono schierati in questi mesi tutti i maggiori player del settore. Tutti temono che l’azione di RIAA contro gli utenti Verizon sia solo la prima di una serie che potrebbe creare, tra le altre cose, non pochi problemi di fiducia tra fornitori e utenti.

Il quinto utente è invece un cliente di un altro provider, Earthlink, che aveva deciso di resistere alle richieste della RIAA ma che ha consegnato il nome dopo la sconfitta di Verizon in tribunale .

Va detto che la RIAA avrebbe potuto rendere pubblici i nomi degli utenti ai sensi della legge americana sul copyright e avrebbe anche potuto denunciarli: ha infatti sempre sostenuto nella causa con Verizon che quegli utenti si sono resi colpevoli di scambio di grandi quantità di file musicali, e non solo. Anche in questo senso l’azione di denuncia sarebbe stata in linea con il Digital Millennium Copyright Act (DMCA). RIAA ha invece deciso di limitarsi ad una lettera di diffida e di non rendere pubblici quei nomi.

La questione non si ferma qui. Come preannunciato da Verizon, infatti, un folto schieramento di operatori intende sfidare la costituzionalità di una normativa che consente a chi detiene un copyright di ottenere il nome di un utente internet senza alcun intervento formale del magistrato. Nel caso di Verizon, infatti, si è finiti in tribunale solo perché il provider ha contestato quanto previsto dal criticatissimo DMCA.

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Pubblicato il
20 giu 2003
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