Armonk (USA) – Poco tempo fa Big Blue aveva già espresso con chiarezza che, nonostante la causa in corso con SCO, avrebbe continuato a investire massicciamente su Linux. A dimostrazione di questo, negli scorsi giorni IBM ha rimpolpato lo staff di sviluppatori che lavorano presso il proprio Linux Technology Center e ha annunciato nuovi progetti relativi, in particolar modo, all’ottimizzazione di Linux sulla piattaforma Power, la stessa utilizzata nella linea di server pSeries e iSeries.
“Linux gira già piuttosto bene sui processori Power”, ha spiegato Dan Frye, director of the Linux Technology Center. “Quello che vogliamo fare è portare la qualità del porting da buona a eccellente”.
Per soddisfare questo obiettivo, IBM ha portato il numero di programmatori del Linux Technology Center da 250 a 300 e ha varato alcuni nuovi piani di sviluppo relativi al progetto “Linux on Power”, lo stesso che si occupa del porting di Linux sulla piattaforma a 64 bit Power: fra gli obiettivi più immediati c’è il miglioramento del supporto all’hardware e ai sistemi di storage, l’implementazione dei servizi di gestione e delle funzionalità enterprise come l’SMP (symmetrical multiprocessor).
Fra la linea di CPU Power c’è anche il giovane PowerPC 970 , lo stesso processore utilizzato da Apple sui nuovi modelli di Power Mac G5 e da IBM su alcuni server blade.
Nella strategia a 64 bit di IBM legata al mercato dei server attualmente c’è il Power4, una CPU che va a rivaleggiare con i chip UltraSparc di Sun, gli Itanium di Intel e gli Opteron di AMD. Big Blue punta moltissimo sulla coppia Linux/Power, soprattutto in previsione dell’arrivo, il prossimo anno, del Power5: per questa data IBM conta di aver terminato il porting e l’ottimizzazione di Linux per l’ultima generazione di CPU Power e di poter offrire al mercato enterprise una piattaforma che possa battere, anche in termini di prezzo, quella Intel-based.