Roma – No, Epson non gioca sporco con le sue cartucce per stampanti e con gli smart chip che gestiscono l’inchiostro. A doverlo ammettere sono stati nelle scorse ore gli stessi implacabili accusatori dell’azienda, i rappresentanti dell’associazione di consumatori olandese Consumentenbond. L’associazione ha chiesto scusa all’azienda e si è pubblicamente pentita per la propria campagna anti-Epson.
Come si ricorderà, Consumentenbond ha sollevato moltissima polvere nei giorni scorsi con un attacco ad alzo zero sulle politiche industriali e commerciali di Epson, chiedendo esplicitamente ai suoi 650mila associati di non acquistare prodotti Epson. E questo perché gli smart chip delle cartucce di ricambio, secondo l’associazione, sarebbero pensati per falsare i reali consumi di inchiostro e indurre il consumatore a comprare un maggior numero di cartucce.
“Epson – ha dichiarato un portavoce dell’associazione – ci ha convinto del fatto che non ci sono ambiguità nelle loro operazioni né trucchi di qualsiasi tipo”. Nella sua nota Consumentenbond ha ammesso che l’inchiostro che rimane nelle cartucce quando lo smart chip indica l’esaurimento è una riserva necessaria al corretto funzionamento dei chip e delle cartucce e non, come era stato dichiarato, la prova di un artificio abusivo.
Epson, da parte sua, sembra aver apprezzato la retromarcia dei consumatori e ha spiegato che è comunque propria intenzione informare al meglio sull’esatto funzionamento di quelle cartucce e degli smart chip. L’azienda ha anche ricordato in questi giorni più volte, anche con annunci sui giornali olandesi, che i consumatori non pagano alcun prezzo aggiuntivo sull’inchiostro non utilizzato, inchiostro “in più” necessario, appunto, al corretto funzionamento del dispositivo.