Roma – Com’era facile prevedere, la comunità del Free Software ha reagito compatta contro l’ultima e per molti versi clamorosa mossa di SCO: il varo di una nuova licenza di UnixWare tagliata su misura per gli utenti commerciali di Linux e proposta come una sorta di immunità contro ogni eventuale denuncia per la violazione dei copyright relativi a Unix di cui SCO ha ottenuto la registrazione lo scorso lunedì. Una licenza che, fra l’altro, vincola le aziende ad usare il kernel di Linux nella sola versione binaria, impedendo così di fatto l’accesso all’intero codice sorgente che è alla base delle versioni 2.4 e successive.
Un reclamo, quello di SCO, che molti difensori del movimento Free Software non hanno esitato a definire un’assurda pretesa o, peggio, una vera e propria estorsione.
“SCO sembra chiedere ai clienti di pagare la propria licenza sulla base di asserzioni e non di fatti”, ha dichiarato Trink Guarino , director of IBM Media Relations.
“Stanno vendendo alla cieca”, ha rincarato la dose Bruce Perens , noto guru del movimento Open Source. “Io credo abbiano commesso un errore di presunzione, e questo errore li ha ora resi passibili di denuncia da parte di chiunque possieda porzioni del codice del kernel”.
Ieri il quotidiano “The Sydney Morning Herald” ha riportato come un gruppo australiano pro-open source abbia presentato una querela presso l’Australian Competition and Consumer Commission in cui chiede all’ente di controllo di investigare sulle attività di SCO alla luce dei “non comprovati reclami e delle minacce legali lanciate per estorcere denaro”. Il gruppo ha persino comparato il reclamo di SCO alla famosa truffa nigeriana .
Sempre nella giornata di ieri Red Hat ha risposto alle dichiarazioni di SCO con una lettera aperta in cui ribadisce il fatto che “nessuno ha dimostrato, pubblicamente o in un tribunale, che il codice di Unix sia stato violato” e che ogni reclamo da parte di SCO è “campato in aria”. Red Hat afferma di non essere mai stata contattata da SCO in merito alla questione e di non aver perso nessuno dei suoi clienti in seguito alle minacce legali dell’ex Caldera.
La Free Software Foundation , per bocca del proprio consulente legale Eben Moglen, ha accusato SCO di infrangere la licenza GPL.
“Persino se il kernel di Linux dovesse contenere le proprietà intellettuali di SCO, cosa che non è ancora stata provata, un utente finale non potrebbe essere considerato responsabile per la violazione del copyright”, ha spiegato Moglen. “Sarebbe come se qualcuno pretendesse di vendere una licenza di copia a tutti i lettori di un giornale che ha pubblicato senza autorizzazione materiale protetto da copyright”.
Nel frattempo le azioni di SCO salgono, questo soprattutto per effetto dell’annuncio della registrazione del copyright di Unix. Nella giornata di ieri SCO ha poi comunicato l’acquisizione di Vultus, una start-up che opera nel settore dei Web service. A quanto pare questa situazione, che ha messo SCO contro tutta la comunità open source e contro una buona fetta dell’industria, sta tuttavia giovando alle casse della società.