Newark (USA) – Entrava nei sistemi informatici di banche e istituzioni finanziarie americane e poi chiedeva loro soldi per non rendere pubbliche le sue incursioni. Per questo il 23enne russo Alexsey Ivanov , dopo un arresto assolutamente clamoroso negli States, è ora stato condannato da un tribunale americano a quattro anni di prigione in un carcere federale.
Dal carcere statunitense, dopo aver patteggiato lo scorso agosto, dichiarandosi colpevole di reati come cospirazione per progetti criminosi, frode informatica, truffa sulle carte di credito, estorsione e incursioni telematiche, Ivanov è riuscito a ridurre la pena che, con le attuali severissime leggi statunitensi, avrebbe potuto essere ben più pesante.
Secondo il giudice Alvin Thompson , Ivanov era la mente di una organizzazione criminale finalizzata all’estorsione ai danni di istituti di credito e finanziari e attuata con ogni mezzo, in particolare attraverso attività di cracking pensate a provarne le vulnerabilità informatiche.
Il suo complice in queste attività, Vasily Gorshkov , anch’egli arrestato negli USA, lo scorso ottobre era stato condannato a tre anni di reclusione.
L’arresto dei due cracker russi aveva sollevato enorme scalpore perché ottenuto con un “trucco”. Ai due russi era stata ventilata la possibilità di una importante assunzione in California: al loro arrivo sul territorio statunitense furono arrestati. Lo scalpore fu dovuto al fatto che per la prima volta l’ FBI , al fine di ottenere prove utili all’arresto, si era introdotta nei loro computer mentre i due si trovavano ancora in Russia, commettendo, secondo molti, una grave infrazione al diritto internazionale e alla sovranità russa.