Il clamoroso caso NATO-Peacelink

Il clamoroso caso NATO-Peacelink

L'associazione pacifista attivissima in rete costretta a difendersi dalle accuse del consigliere NATO, che ottengono spazio su Libero ma secondo Peacelink sono campate in aria
L'associazione pacifista attivissima in rete costretta a difendersi dalle accuse del consigliere NATO, che ottengono spazio su Libero ma secondo Peacelink sono campate in aria


Roma – La nota che segue è pervenuta ieri a Punto Informatico che ha deciso di pubblicarla integralmente visto anche il ruolo centrale ricoperto da Peacelink sul fronte delle libertà digitali e la centralità di questo caso nel disegnare i confini della libertà di informazione in rete. Della questione PI si è già occupato in passato e la stessa Peacelink ha prodotto da tempo una pagina dedicata alla questione e dalla quale è anche possibile accedere all’articolo pubblicato da “Libero”.

All’attenzione di:
Vittorio Feltri, direttore del quotidiano “Libero”
Enrico Novi, redattore

E p.c. ai principali organi di informazione italiani, con preghiera di diffusione e pubblicazione

RICHIESTA DI RETTIFICA AI SENSI DELLA LEGGE SULLA STAMPA

Ai sensi dell’articolo 8 della legge sulla stampa, in qualità di segretario dell’associazione PeaceLink, chiedo la pubblicazione di una rettifica in merito all’articolo apparso sul numero del 3 agosto di “Libero”, intitolato “Arruolato dai pacifisti, ma lui non lo sapeva”, a firma di Enrico Novi.

L’occhiello dell’articolo recita “Il presidente di un’associazione ambientalista trova la sua firma sotto un manifesto di Peacelink”. Va precisato che il testo per cui Corrado Daclon ha ritenuto opportuno denunciarci non è un “manifesto di PeaceLink”, ma la riproduzione integrale del “Manifesto per un Forum Ambientalista”, pubblicato nel 2000 da altri siti e da noi successivamente segnalato.

La legge sulla stampa ci concede il diritto di chiedere rettifica nei casi in cui vengano attribuiti “pensieri o affermazioni ritenuti lesivi della dignità o contrari a verità”. L’associazione PeaceLink è una associazione nonviolenta, che combatte contro la violenza del linguaggio oltre che contro la violenza delle armi, e pertanto riteniamo lesivo della nostra dignità l’accostamento della nostra associazione ad un commento ingiurioso e violento inserito da estranei e subitamente rimosso già nel FEBBRAIO SCORSO dalle nostre pagine, in quanto contrario alla nostra policy di pubblicazione.

Alla nostra associazione sono stati indirizzati più di duemila messaggi di solidarietà, e il fatto che tra questi messaggi ne sia stato scelto uno di carattere ingiurioso, APPARSO SULLE NOSTRE PAGINE PER POCHI SECONDI ED ELIMINATO DA PIÙ DI SEI MESI, ci fa seriamente dubitare sulla serenità di giudizio dell’estensore dell’articolo in questione.

RITENIAMO INOLTRE LESIVO DELLA NOSTRA DIGNITÀ E DEONTOLOGICAMENTE SCORRETTO DA PARTE VOSTRA IL FATTO DI AVER ACCOSTATO IL NOME DI PEACELINK A MINACCE DI VIOLENZA NEI CONFRONTI DEL DACLON, CHE NESSUNO DEI NOSTRI ASSOCIATI HA MAI PRONUNCIATO, NÈ SCRITTO, NÈ TANTOMENO PENSATO.

Ci sembra anche poco esatto sostenere che abbiamo usato la firma di Daclon “a sua insaputa”, perchè non è a noi che va attribuita questa azione, ma agli estensori del testo che abbiamo riportato sul nostro sito. Sarebbe come chiedere al vostro giornale di assumersi davanti agli organismi di controllo pubblicitario la responsabilità degli annunci che appaiono sulle proprie pagine, confezionati da aziende estranee alla vostra redazione.

Chiediamo inoltre la rettifica delle affermazioni pubblicate da Enrico Novi nel suo articolo, quando afferma che l’Associazione PeaceLink “decide, per principio, di tenere on line la pagina web con il nome di Daclon”.

In merito a tale affermazione riteniamo opportuno precisare che l’appello pubblicato su altri siti con la firma del signor Daclon è stato lasciato sul nostro sito non “per principio”, ma perchè la sua rimozione avrebbe potuto essere interpretata come una ammissione di colpevolezza, mentre noi non ci riteniamo colpevoli di nulla. Se il signor Daclon, così come ha fatto con Rifondazione Comunista e altri siti che hanno pubblicato il testo “incriminato”, ci avesse chiesto la rimozione o la rettifica del testo PRIMA di procedere ad una causa civile, saremmo stati BEN LIETI DI ACCONTENTARLO. Questa possibilità ci è stata negata dallo stesso signor Daclon, che prima di procedere la sua azione legale NON CI HA MAI CONTATTATO IN ALCUN MODO, NÈ CI HA INVIATO LETTERE DI DIFFIDA.

Enrico Novi scrive che Corrado Daclon si sarebbe rivalso contro di noi “in base alla legge sul trattamento dei dati personali”, mentre nell’atto di citazione che ci è stato rivolto si sostiene che “la professionalità e l’immagine del Daclon e la carriera dello stesso risultano fortemente pregiudicati”. Quindi il danno ipotizzato da Daclon, e ancora tutto da dimostrare, non è una violazione della privacy, ma un freno alla sua carriera come consulente Nato. Quello che non si capisce è come mai l’unico soggetto dal quale voglia pretendere un risarcimento sia la nostra associazione anzichè tutti i soggetti che hanno pubblicato (e continuano a pubblicare tuttora) quell’appello sulla rete Internet.

Affinchè i lettori di “Libero” possano completare con ulteriori documenti la loro opinione sui fatti in questione, chiediamo espressamente di segnalare che all’indirizzo http://www.peacelink.it/emergenza/ è presente una ricca collezione di documenti sulla vicenda, compreso il testo integrale dell’atto di citazione, che Novi avrebbe potuto quantomeno consultare, prima di parlare a sproposito di “violazione della privacy”.

Enrico Novi, infine, scrive che il “manifesto ambientalista” su cui altri hanno apposto la firma di Daclon è stato “pubblicato sul sito di PeaceLink”. In questo caso non si puo’ parlare di pubblicazione in senso stretto, perchè quel manifesto è stato solamente SEGNALATO sul nostro sito, indicando l’indirizzo della fonte originaria. La sua prima pubblicazione è avvenuta sulle pagine web di un partito nazionale, che curiosamente non ha avuto nessuna contestazione legale da parte del Daclon.

Oltre a documentare la finta solidarietà espressa con linguaggio violento da persone che hanno abusato della libertà di scrivere commenti sul nostro sito, ritengo che il vostro giornale avrebbe potuto adempiere in modo più efficace all’obbligo professionale di completezza dell’informazione pubblicando anche altri messaggi di VERA solidarietà ricevuti dalla nostra associazione.

Il missionario comboniano KIZITO SESANA ha dichiarato che “come giornalista – oltre che come missionario – ritengo ingiusta e priva di fondamento questa citazione in giudizio contro PeaceLink; È UNA CAUSA CIVILE NON CONDIVISIBILE PER CHI DIFENDE LA LIBERTÀ DI INFORMAZIONE e che mira a colpire una rete distintasi per le sue attività di pace e di solidarietà”.

L’intellettuale liberal ebreo-statunitense NOAM CHOMSKY ci ha scritto che “questa faccenda è strana. NON RIESCO A CREDERE CHE QUESTA CITAZIONE POSSA ANDARE A BUON FINE, E CREDO CHE SI TRATTI SOLAMENTE DI UNA INTIMIDAZIONE. Mi unisco volentieri alla vostra protesta”.

Padre ALEX ZANOTELLI e Padre MICHELE STRAGAPEDE, anche a nome dei missionari Comboniani di Bari e della scuola di Pace “don Tonino Bello” di Molfetta hanno dichiarato che LA RICHIESTA DI RISARCIMENTO DANNI RIVOLTA A PEACELINK È “PESANTE, INGIUSTA E PRETESTUOSA”.

Confido nella correttezza e nella serietà del vostro giornale per la pubblicazione di queste rettifiche con lo stesso rilievo dell’articolo in questione e “in testa di pagina e collocate nella stessa pagina del giornale che ha riportato la notizia cui si riferiscono”, così come previsto dalla legge sulla stampa.

Cordiali saluti e buon Lavoro.

Carlo Gubitosa
Segretario Associazione PeaceLink

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Pubblicato il
5 ago 2003
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