Armonk (USA) – Facendo seguito alla controdenuncia presentata lo scorso agosto, in cui IBM accusava SCO di violazione di brevetto, concorrenza sleale e violazione della licenza GPL, negli scorsi giorni Big Blue ha rincarato la dose aggiungendo al proprio reclamo nuovi capi d’accusa.
IBM sostiene che SCO abbia infranto il proprio copyright e le clausole della licenza GPL copiando, modificando, concedendo in sublicenza e distribuendo senza autorizzazione sette porzioni di codice rilasciate dal colosso di Armonk sotto la licenza free software.
Come noto, fino a pochi mesi fa, SCO vendeva una propria distribuzione di Linux, di cui tuttora offre supporto tecnico: i legali di IBM sostengono che, facendo ciò, l’ex Caldera abbia tacitamente approvato i termini della licenza GPL, gli stessi che ora sarebbe tenuta a rispettare.
Nella propria controquerela IBM ribadisce il fatto che SCO “non può reclamare la proprietà intellettuale né restringere l’uso di quei programmi che lei stessa ha distribuito sotto la licenza GPL”, e ha invitato il tribunale a dichiarare illecite le licenze di Unix che SCO propone alle aziende che utilizzano Linux.
Big Blue si è poi espressa negativamente sull’ indennizzo promesso da HP a quei clienti che dovessero essere danneggiati da eventuali azioni legali di SCO.
In una nota inviata a tutto lo staff, il sales manager di IBM Robert Samson ha affermato che la sua azienda non offrirà alcun tipo di indennizzo ai propri clienti, spiegando che la decisione di HP è un atto che limita la capacità degli utenti di Linux di partecipare alla comunità open source.
“La maggior parte dei contratti d’indennizzo – ha spiegato Samson – vengono spesso invalidati dalle attività dei clienti, come l’apporto di modifiche al codice o la fusione del codice di un prodotto con quello di un altro”. Attività, ha tenuto a sottolineare il manager di IBM, che “sono al centro della vitalità dell’open source”.
In un comunicato, HP ha risposto alla rivale sostenendo che i propri clienti solitamente non modificano il codice sorgente di Linux e che, in ogni caso, preservano la libertà di poterlo visionare.
“Sembra che IBM sventoli una mazza ma non c’è nessuno da colpire”, ha replicato HP.
Tra due i litiganti…