Roma – Non ci sono più dubbi: SCO ha deciso di prendere di mira SGI per tentare di alzare nuova polvere nella guerra che ha lanciato per reclamare diritti su Linux .
Silicon Graphics (SGI) è dunque ufficialmente finita al secondo posto, dopo IBM, nella lista dei cattivi di SCO per aver contribuito allo sviluppo del kernel di Linux con alcune porzioni di codice e alcune tecnologie, prime fra tutte il file-system XFS , su cui quest’ultima rivendica a gran voce il copyright.
SGI ha rivelato proprio in questi giorni di aver ricevuto, lo scorso agosto, una diffida di SCO in cui questa minacciava di revocarle la licenza di Unix per il proprio sistema operativo Irix se non avesse provveduto immediatamente a modificare tutte le parti di codice open source che contengono codice e tecnologie copiate o derivate da Unix System V.
Lo scorso giugno SCO mise in atto simili minacce nei confronti di IBM , lo stesso colosso contro cui pochi mesi prima aveva intrapreso la prima causa legale relativa a Linux .
“Siamo convinti che le asserzioni di SCO Group siano prive di fondamento e che la nostra licenza, interamente pagata, non possa essere terminata”, ha scritto SGI nel suo recente rapporto annuale per l’U.S. Securities and Exchange Commission. “Tuttavia, non ci sono garanzie circa il fatto che questa disputa con SCO Group non sfoci in una causa legale, che potrebbe avere dei sostanziali effetti negativi su SGI, o che i reclami di SCO Group non intacchino l’accettazione sul mercato del sistema operativo Linux”.
Il primo ottobre SGI ha pubblicato una lettera indirizzata alla comunità di Linux in cui ha spiegato di aver attentamente ricontrollato tutte le linee di codice rilasciate sotto licenza open source alla ricerca di porzioni che potessero essere messe in relazione con Unix System V e, eventualmente, violare il copyright di SCO. In questo processo di revisione, attuato attraverso l’ausilio di un tool sviluppato dal guru dell’open source Eric Raymond, l’azienda sostiene di aver trovato “piccoli frammenti di codice” in comune con Unix System V relativi a “tre routine generiche”.
Ecco come ne giustifica la provenienza SGI.
“I tre frammenti di codice – ha spiegato SGI nella sua lettera – sono stati inclusi involontariamente, e infatti sono ridondanti dal principio. Abbiamo trovato dei rimpiazzi migliori che forniscono le stesse funzionalità già disponibili nel kernel di Linux”. L’azienda sostiene di aver già rimosso le porzioni di codice incriminato dal proprio sito e di aver rilasciato delle patch per il kernel di Linux già a partire dalla fine dello scorso giugno.
“Il codice in questione – assicura SGI – è stato completamente rimosso dal kernel di Linux, sia dalla versione 2.4 che dalla 2.5 (e, di consenguenza, anche dalle attuali release di test del 2.6, N.d.R.)”.
“Questi tre piccoli frammenti di codice – si legge ancora nella lettera – comprendono non più di 200 linee contro l’oltre un milione di linee a cui ammonta il nostro contributo complessivo a Linux. Da notare come la maggior parte dei frammenti di System V che abbiamo trovato sembrano essere già stati rilasciati in precedenza nel pubblico dominio”. Questo, secondo l’azienda, significa che per SCO potrebbe essere assai difficile rivendicarne la proprietà.
In un ulteriore processo di revisione del codice donato alla comunità di Linux, SGI afferma di aver trovato “pochi altri segmenti di codice” di importanza “insignificante” che potrebbero essere messi in relazione con il codice di Unix. Anche queste linee, ha detto SGI, verranno presto rimosse e sostituite con altre .
SGI ha poi negato con forza che il proprio file-system XFS, lo stesso rilasciato anni fa sotto licenza open source e oggi integrato in Linux, infranga il copyright di SCO. La mamma di Irix afferma che XFS non può essere considerato un lavoro derivativo di System V “in alcun senso” e pertanto rivendica il diritto di darlo in licenza a chiunque e di rilasciarlo sul canale open source.
“SCO sembra pensare che siccome XFS viene anche distribuito con Irix allora anch’esso sia in qualche modo soggetto alla licenza di System V”, ha scritto SGI. “Ma se è così, questa è una posizione assurda, con nessun fondamento né nella licenza né nel senso comune. Infatti la nostra licenza di Unix prevede espressamente che SGI conservi la proprietà e tutti i diritti del codice che non fa parte dell’AT&T Unix System V”.
La risposta di SCO alla lettera di SGI non si è fatta attendere. La paladina del copyright di Unix ha infatti comunicato, attraverso alcuni suoi portavoce, che le modifiche introdotte da SGI nel codice di Linux e di XFS non sono sufficienti: di conseguenza, SCO ha confermato la volontà di revocare a SGI la licenza di Unix il 14 ottobre .
“Non crediamo che SGI abbia compiuto tutti i passi necessari per porre rimedio a tutte le violazioni, e infatti nella nostra precedente lettera specificavamo come fosse impossibile porre rimedio alle violazioni dei nostri accordi. Nonostante questo, abbiamo concesso a SGI due mesi di tempo per rimediare”.