Roma – “1. La Repubblica riconosce e tutela il diritto di ogni persona ad accedere a tutte le fonti di informazione ed ai relativi servizi, ivi compresi quelli che si articolano attraverso gli strumenti informatici e telematici.
2. È tutelato e garantito, in particolare, il diritto di accesso ai servizi informatici e telematici della pubblica amministrazione ed ai servizi di pubblica utilità da parte delle persone disabili, in ottemperanza al principio di uguaglianza ai sensi dell’articolo 3 della Costituzione”.
Così recita l’articolo 1 della legge sull’accessibilità delle risorse web che ieri la Camera ha approvato con l’appoggio di maggioranza e opposizione . Una legge nata da un testo che ha messo insieme le istanze contenute in numerose proposte legislative. Un articolato sul quale è stato costruito un ampio dibattito e un iter parlamentare piuttosto veloce. Visti gli ampi consensi in molti sperano che al Senato, dove ora la legge verrà esaminata, i tempi di approvazione definitiva potranno essere rapidi.
“Un grande segno di civiltà”. Così il ministro all’Innovazione Lucio Stanca ha commentato a caldo l’approvazione della legge alla Camera. “Con questa legge – ha affermato – vengono rimosse le barriere digitali”.
L’abbattimento delle barriere digitali, sebbene enunciato più per principi che per soluzioni pratiche, riguarda sulla carta tre milioni di disabili o, più correttamente, chi di loro ha la possibilità di accedere a strumenti che consentano di connettersi ad internet e navigare con tecnologie assistive.
Tra gli elementi centrali del dispositivo l’obbligo per la pubblica amministrazione di garantire l’accessibilità dei propri siti. Escluso invece qualsiasi obbligo in questo senso per i privati che, però, se avranno siti accessibili potranno richiedere al Ministero di Stanca il rilascio di un bollino blu da esporre sulle proprie pagine.
Nel corso della votazione degli ultimi emendamenti e del voto finale molte sono state le dichiarazioni dei parlamentari che si sono adoperati per questa normativa, tutte improntate alla soddisfazione per l’ottenimento di questo risultato. Un risultato che si deve anche al grande lavoro dei tanti che hanno dato vita al dibattito sull’accessibilità e in particolare al manipolo di utenti e competenze riuniti nella lista pdl3486 , il cui lavoro è stato peraltro riconosciuto da molti deputati.
Tutto bene dunque? Sì, sebbene qualche riserva non possa essere taciuta. Durante il dibattito qualcuno, come il diessino Giorgio Panattoni , ha fatto notare che per l’accessibilità del web non sono previste risorse in Finanziaria. Altri, come Paolo Pietrosanti , già autore di iniziative a favore dei disabili nell’era digitale, hanno espresso il timore che alle dichiarazioni di principio contenute nella normativa possa non corrispondere un reale cambiamento per i disabili.