San Francisco (USA) – La Recording Industry Association of America sta affinando le proprie armi per apparire un po’ meno elefantiaca nella sua crociata contro la pirateria musicale. Ha infatti annunciato di avere nel mirino, pronti per essere denunciati , altri 204 nomi di utenti che hanno utilizzato, secondo RIAA, i sistemi del peer-to-peer per distribuire illegalmente file musicali. Ma questa volta non li ha denunciati subito.
Se i 261 della prima ondata di denunce hanno saputo di essere finiti nel mirino dei discografici quando hanno ricevuto un atto di citazione, questi 204, invece, vengono avvertiti in queste ore da lettere, veri e propri ultimatum , firmate dalla RIAA in cui li si avverte che le major intendono denunciarli.
Perché questo cambio di rotta? “Alla luce dei commenti che abbiamo sentito – ha spiegato il presidente RIAA Cary Sherman – vogliamo fare un passo in più e offrire ai condivisori abusivi di file la possibilità di risolvere questa storia al di fuori di un’azione legale”.
L’ultimatum della RIAA dà agli utenti dieci giorni dalla sua ricezione per mettersi in contatto con le major e iniziare le trattative per risolvere la questione, vale a dire per determinare un quantum che dovrà essere versato da ciascuno di loro per evitare di finire in tribunale.
RIAA, che ha anche bisogno di non tirare troppo la corda solleticando i mutevoli umori degli acquirenti di musica legale, che spesso usano anche il peer-to-peer, ha sottolineato con forza che ciascuno dei 204 condivideva online più di mille brani .
C’è di più. Nelle ultime settimane, fin dall’apparire delle prime 261 denunce, RIAA è stata investita dalle critiche per aver più volte sbagliato bersaglio , denunciando persone che non hanno nulla a che vedere con le accuse. Oppure ha colpito minorenni la cui storia è finita su tutti i media, raccontata con i toni di quella del Lupo che si mangia Cappuccetto Rosso. Inviando un ultimatum, invece, RIAA evita tutto questo, riservandosi di denunciare soltanto chi non scende a patti.
Da parte sua la Electronic Frontier Foundation ( EFF ) ha ribadito che le major stanno commettendo un grave errore con questa crociata contro tutto e tutti. “Invece di continuare la crociata legale – dicono ora i responsabili EFF – le etichette discografiche dovrebbero dare ai propri utenti la possibilità di pagare un abbonamento ragionevole per utilizzare il file sharing”.