Roma – C’è un importante accordo commerciale tra il Nord e il Sud America che dovrebbe aprire le porte ad una vasta area di libero scambio, un accordo che richiede ai singoli stati che ne faranno parte di modificare le proprie legislazioni per armonizzarle. E, in questo cambiamento, ci va di mezzo il peer-to-peer e tutti coloro che utilizzano le piattaforme P2P.
A denunciare la gravità delle norme contenute nella bozza di trattato “Free Trade Area of the Americas” (FTAA) è ancora una volta IP Justice , organizzazione internazionale che si è già distinta nella battaglia contro il copyright selvaggio .
IP Justice ha realizzato una White Paper che dimostra che, se l’FTAA passa così com’è, chi utilizzerà nelle Americhe le piattaforme P2P potrà finire dietro le sbarre.
Ma l’FTAA porta con sé anche altre chicche. Per esempio rende illegale bypassare le restrizioni regionali dei DVD, riduce le possibilità per gli utenti di compiere un back-up dei supporti digitali legittimamente acquistati ed estende il copyright a 70 anni in tutti i paesi che adotteranno il Trattato.
“Il Trattato – ha sottolineato Robin Gross, fondatrice e direttore esecutivo di IP Justice – suona come una lista dei desideri per i lobbysti della RIAA, della MPAA o di Microsoft. Invece di promuovere la competizione e la creatività, è pieno di norme per creare monopoli sull’informazione e i dispositivi elettronici”.
Per combattere questa situazione, IP Justice ha lanciato una petizione che raccoglierà per un anno l’appoggio e le firme di utenti, siti e organizzazioni. Il tutto verrà poi consegnato nelle mani dei leader dei vari paesi che si riuniranno in Brasile alla fine del 2004 per firmare il Trattato. IP Justice ha sottolineato in una nota come proprio il Brasile abbia già chiesto ai paesi dell’FTAA di rivedere tutto il “capitolo” sul copyright, un passo importante che, afferma l’organizzazione, deve essere sostenuto con forza.