Roma – Non è passato inosservato l’ultimo episodio della serie di cartoni animati “The Proud Family”, strampalata famiglia americana, che è andato in onda due giorni fa su Rai2, che ne ha comprato i diritti di distribuzione dalla Disney.
In uno di questi episodi, che la RAI ha intitolato Ladri di Musica (titolo originale: EZ Jackster), e che è già stato trasmesso in diversi paesi, viene posto in rilievo nientemeno che lo scambio di musica attraverso le piattaforme di file sharing. E questo accade in un modo che molti hanno criticato, persino sorprendendosi che sia stato trasmesso dalla RAI senza una adeguata introduzione critica.
L’episodio, prodotto da Disney nel 2001, parla del sistema EZ Jackster , realizzato da un amico della giovane protagonista della serie . Lei, tale Penny, scarica moltissima musica salvo poi pentirsi, dopo essere stata redarguita dalla madre. Alla fine dell’episodio, quando l’amico le chiede se scaricherà ancora musica, Penny afferma: “No, quello è rubare”.
Ciò che non è piaciuto agli spettatori americani, e che a leggere le lettere giunte a Punto Informatico non è piaciuto qui da noi allo stesso modo, è che il cartone animato cerchi di far passare acriticamente il concetto che scaricare musica è sbagliato e significa derubare i musicisti . “Scaricare musica è sbagliato? – scrive Mauro a Punto Informatico – Ok! Però allora facciano anche vedere il papà della bambina che si massacra per cinque ore al lavoro per comperarle la musicassetta originale di Barbie e spieghino perché la musica costa così tanto. Trovo inaccettabile e indecente che questo tipo di programmi vengano trasmessi su una rete pubblica”.
Va detto che di questo singolo episodio in rete se ne è già parlato parecchio , perché negli USA è andato in onda nel 2001. Su Usenet si trovano diversi post, come quelli apparsi su alt.geek dove si accusa Disney di “tentare di manipolare i bambini, cercando di far sì che crescano come piccoli buoni consumatori”.
Scrive invece Cohee su TvTome : “C’è un tentativo maldestro di lavare il cervello ad un target di una età che nemmeno partecipa granché alla condivisione di musica. Ciò che mi rattrista di più è che la programmazione per bambini sia utilizzata come un altro strumento di marketing per promuovere il consumismo”.