Roma – Ciao Punto Informatico, su una mailing list alla quale sono iscritto è passato poco fa un messaggio che mi ha lasciato completamente di stucco, perché per la prima volta a mia memoria prende Google, come si dice… in castagna! Per una vicenda che ha, sinceramente, dell’inquietante. Si tratta, infatti, di omissione di risultati di ricerca.
Per spiegarmi meglio è bene che proviate prima di tutto a ricercare su Google.com il termine K-lite , che sta per “Kazaa Lite”, la versione senza adware di Kazaa. Se andate in fondo alla pagina troverete una dicitura in inglese che avverte come due risultati di ricerca sono stati omessi a causa di un ricorso al Digital Millennium Copyright Act (ricorso di Sharman Networks, cioè di quelli di Kazaa, a cui non sta bene che si diffonda Kazaa Lite). Ma non finisce qui.
Non solo sono stupefatto perché quella legge americana, chi non la conosce ormai?, riesce persino ad impedire la ricerca di materiali su Internet ma anche perché i suoi effetti si estendono anche in Italia.
Provatevi infatti a fare la stessa ricerca sulla versione italiana di Google, su Google.it. Quella ricerca porta ad una pagina in fondo alla quale si trova la scritta:
“In risposta ad un reclamo ricevuto ai sensi del Digital Millennium Copyright Act, abbiamo rimosso 2 risultato/i dalla pagina. Se si desidera, è possibile leggere il reclamo DMCA che ha portato alla cancellazione dei risultati.” (Ki vuole leggere il rikorso di Kazaa kontro Google trova tutto su questa pagina )
Ora, può essere che io ci capisca poco, anzi è senz’altro così, ma che io sappia il DMCA è appunto una legge USA: per quale motivo deve condizionare anche noi italiani? E perché Google si limita a omettere anziché dare battaglia per una questione di libertà così fondamentale? Mi sapete rispondere?
Andrea N.
Ciao Andrea
la faccenda delle ricerche di Kazaa Lite su Google è emersa mesi fa e si deve al fatto che Sharman Networks sostiene che tutta una serie di siti web distribuisce materiale che viola i suoi brevetti, i suoi copyright e i propri trademark. Detto da una società che è sfuggita per anni alle leggi sul copyright di mezzo mondo, tutto questo certo suscita una certa ilarità se non fosse così pesante quanto accaduto.
Di certo il DMCA, una legge tristissima a mio parere che dal 1998 ad oggi non ha fatto altro che creare danni allo sviluppo e all’innovazione, si applica ai soli Stati Uniti . E’ una legge del Congresso di Washington e, come tale, ha vigore nel solo ordinamento giuridico americano. La scelta di Google di omettere i risultati anche nella versione italiana e nelle altre versioni localizzate è dunque decisamente conservativa. Ma c’è un “ma”.
Google infatti mette a disposizione il link al ricorso di Sharman, dove si possono trovare i risultati di ricerca omessi. Questo non solo significa che di fatto quei siti che volevano essere “oscurati” non lo sono affatto ma significa anche che ancora una volta il DMCA si rivela inadeguato ed incapace di comprendere la natura flessibile e dinamica della rete. La pubblicazione di quel ricorso in tutte le sue parti, infatti, è garantito dalle necessità di trasparenza e il suo vero risultato, anziché mettere “fuorilegge” una certa serie di siti web, è quello di esporre Sharman alla pubblica risata.
A presto, ciao, Lamberto Assenti