New York (USA) – Robot con un fiuto da… aragosta. E’ ciò che stanno sviluppando due scienziati del Brooklyn College di New York con la speranza che queste macchine, oggi ancora in fase di elaborazione, possano un giorno aiutare l’uomo a individuare mine o fonti di inquinamento che si trovano nel mare.
La più grossa sfida di Frank Grasso e Jennifer Basil, questo il nome dei due ricercatori, è quella di fornire ai loro robot le stesse capacità di percepire e seguire gli odori che possiedono le aragoste. Grasso ha infatti spiegato che i famosi crostacei sono in grado di trovare una fonte di cibo a grandi distanze facendo quasi esclusivamente uso dell’olfatto e dei propri recettori chimici, sensi che permettono loro di seguire una traccia anche quando questa viene affievolita dalle forti correnti marine di fondo.
I robot sono costituiti da un cilindro in plastica, due ruote, tre antenne in fibra ottica, un propulsore e un piccolo computer. Sebbene questi non somiglino affatto, nell’aspetto, ad un’aragosta, Grasso e Basil affermano di averli dotati di sensori e programmi capaci di analizzare in tempo reale la composizione chimica dell’acqua marina e di individuare la fonte di determinate sostanze.
Per il momento i robot-aragosta sono stati in grado di rintracciare la sorgente di una scia chimica ad una distanza di circa 10 metri. I due scienziati del Brooklyn College stanno ora tentando, in collaborazione con la Boston University e il Marine Biological Laboratory di Woods Hole, di perfezionare “il naso elettronico” che guida i loro robot affinché sia in grado di percepire gli odori anche a distanze più grandi e in presenza di tracce composte da una miscela di sostanze chimiche.