Washington (USA) – I discografici della RIAA hanno denunciato 532 utenti americani di cui non conoscono l’identità: sono tutti accusati di aver posto illegalmente in condivisione grandi quantità di brani musicali protetti.
La raffica di denunce non è solo la più ampia tra quelle fin qui fatte partire dalle major statunitensi ma è anche la prima che avviene alla cieca , in quanto come noto non è più possibile alla RIAA ottenere direttamente dai provider i nomi degli abbonati che si ritiene coinvolti in attività di condivisione. Le major hanno in mano soltanto il numero IP e il momento in cui è stato rilevato, associato ad un elenco dei file che il computer a cui quell’IP era assegnato poneva in condivisione.
I legali dell’industria hanno spiegato che le persone denunciate avrebbero tutte poste in condivisione più di 800 brani musicali. Questo significa che, se verranno riconosciuti colpevoli, ciascuno di loro potrà trovarsi a dover pagare multe e danni per molte migliaia di dollari .
Ciò che appare ovvio, comunque, è che la nuova iniziativa legale sia stata decisa dalla RIAA per ribadire il concetto che la propria battaglia contro la pirateria via internet è tutto meno che finita, nonostante la difficoltà rappresentata dal dover denunciare ignoti. In passato, infatti, la possibilità di contattare direttamente molti degli utenti aveva consentito alla RIAA di chiudere con loro accordi extragiudiziali .
“La nostra campagna contro i condivisori illegali di musica – ha dichiarato il presidente della RIAA, Cary Sherman – non perde colpi. Il messaggio agli utenti illegali dovrebbe essere più chiaro che mai”.
Come si ricorderà, nei giorni scorsi per la prima volta dall’inizio della crociata della RIAA contro gli utenti del P2P, sono stati resi noti i dati che parlano di una nuova crescita nell’uso dei sistemi peer-to-peer. Difficile dubitare che le denunce depositate dalle major nelle scorse ore non abbiano a che fare con questo dato.