Roma – UnitedLinux è morta. A dichiararlo è il suo stesso direttore generale, Paula Hunter, secondo cui la società esiste ormai solo come entità legale. Abbandonando una nave senza più equipaggio né bussola, la Hunter prenderà servizio presso l’Open Source Development Labs ( OSDL ) nel ruolo di director of business development.
Il naufragio di UnitedLinux pone fine ad un’ ambiziosa alleanza attraverso cui, poco più di un anno e mezzo fa, quattro noti distributori di Linux – SuSE Linux, Turbolinux, Caldera (ora SCO Group) e Conectiva – speravano di contrastare la leadership di Red Hat e guadagnare forza sul mercato aziendale.
Hunter ha spiegato che molti degli obiettivi che animavano UnitedLinux, quali ad esempio la promozione dello sviluppo e della standardizzazione di Linux, vengono portati avanti con successo dall’OSDL, un consorzio neutrale a cui partecipano tutti i maggiori distributori del Pinguino, Red Hat inclusa.
Sono molte le cause che hanno portato al fallimento del progetto UnitedLinux: fra queste c’è Caldera che, dopo aver acquisito SCO e averne preso il nome, ha abbandonato il business legato a Linux per focalizzare ogni suo sforzo nella ben nota causa legale contro IBM e nella campagna per la difesa dei copyright di UNIX.
La presenza di SCO all’interno di UnitedLinux, da cui ha sempre rifiutato di andarsene, ha finito per rappresentare un forte motivo d’imbarazzo per gli altri membri dell’alleanza.
“Fino a che SCO avesse conservato la propria posizione all’interno di UnitedLinux, sarebbe stato per noi impossibile iniziare nuovi progetti”, ha detto la Hunter.
L’altro grosso scossone a United Linux è stata l’acquisizione di SuSE da parte di Novell: sebbene quest’ultima abbia da subito annunciato l’intenzione di proseguire l’impegno della neo acquisita in UnitedLinux, era ormai chiaro a tutti che Novell, da sola, aveva risorse più che sufficienti per soddisfare il primo obiettivo dell’alleanza: rivaleggiare con Red Hat sul mercato enterprise di Linux.