Roma – Google, l’azienda che gestisce l’omonimo celebre motore di ricera , ormai prossima alla quotazione in Borsa, non ha alcuna intenzione di far buon viso a cattivo gioco ed ha dunque deciso di diffidare gli autori di Booble.com dal portare avanti il proprio sito.
Come noto Booble.com è un motore aperto di recente, esplicitamente dedicato alla pornografia in rete. Pur non essendo il primo del genere è stato salutato dai media generalisti di mezzo mondo come “il motore a luci rosse” ed ha immediatamente acquisito grande visibilità . Questo è probabilmente uno degli elementi che ha spinto i legali di Google.com a minacciare un’azione legale per violazione di trademark contro la società per certi versi ritenuta concorrente.
La querelle , per ora limitata ad uno scambio di lettere piuttosto “secche” tra Google e Booble, può essere letta su una pagina dedicata proprio da Booble alla questione.
In una lettera di diffida di pochi giorni fa, Google afferma che l’apparenza del sito di Booble nonché il nome e il logo costituiscono un’aggressione ai trademark di Google. “Questo nome a dominio – scrivono anche gli avvocati di Google – crea confusione rispetto all’arcinoto trademark Google”. “Il vostro sito – dichiarano senza aggiungere commenti – è un sito pornografico”. “Il vostro sito – aggiungono anche – duplica impropriamente il look and feel distintivo e proprietario del sito di Google, compreso il logo e la presentazione di Google”.
Conseguenza di tutto questo, secondo Google, è la sostanziale illegalità di Booble. In particolare le accuse sono di:
– violazione di trademark
– concorrenza sleale
– aggressione alla reputazione di Google perché Booble può far ritenere che le due aziende siano collegate
– cybersquatting: l’uso del dominio Booble costituisce una speculazione
Nelle sue conclusioni Google chiede a Booble di trasferire immediatamente a Google la proprietà del dominio Boogle.com, di cessare tutte le attività e di non usare mai più alcun genere di nome che possa generare confusione con Google.
La levata di scudi del portalone della ricerca, però, non sembra aver spaventato quelli di Booble che, anzi, sembrano decisi a far valere i propri diritti, in particolare rivendicando:
– la natura parodistica del sito
– il fatto che Booble sia assolutamente diverso da Google sebbene a quello sia ispirato
– il fatto che Booble dichiari palesemente di non avere nulla a che fare con Google
– il fatto che Booble si occupi esclusivamente del settore pornografico
Booble fa anche notare come altri siti, come elgoog.nl o elgoog.de, non abbiano ricevuto da Google una simile attenzione e invita i dirigenti di Google ad accettare Booble per quello che è: una parodia. E’ chiedere troppo?