Beaverton (USA) – “SCO non fermerà lo slancio di Linux”. È questo il succo del messaggio contenuto in un documento firmato da Eben Moglen, celebre professore della Columbia University e consulente legale della Free Software Foundation , pubblicato sul sito dell’Open Source Development Labs ( OSDL ).
“Il documento del professor Moglen – si legge in un comunicato dell’OSDL – suggerisce che gli utenti di Linux con tutta probabilità, ignoreranno le minacce legali di SCO Group, questo almeno finché il tribunale non risolverà la contesa fra SCO e Novell relativa ai copyright di UNIX”.
Moglen, che negli scorsi mesi è già intervenuto in più occasioni sul caso SCO-IBM, ritiene che SCO Group abbia commesso un clamoroso passo falso denunciando Novell .
“Citando in giudizio Novell, SCO ha di fatto ammesso che il suo reclamo sull’esclusiva proprietà del copyright di UNIX è privo di certezza”, afferma Moglen nel proprio documento. “Nessun giudice riterrebbe responsabile un utente finale di aver intenzionalmente infranto i diritti di SCO quando la stessa SCO ha fatto nascere dei dubbi su chi detenga tali diritti”.
Questo fa sì, secondo l’avvocato, che la stragrande maggioranza degli utenti di Linux per il momento eviterà di acquistare una licenza da SCO, preferendo invece stare alla finestra e attendere lo svolgersi degli eventi.
Il vice presidente di Novell, Joseph A. La Sala, ha di recente inviato a SCO una nuova lettera in cui afferma che i lavori derivati dal codice di UNIX non sono soggetti agli obblighi e alle restrizioni che proteggono invece il codice originale dello UNIX di AT&T: di conseguenza, Novell ha formalmente chiesto a SCO di rinunciare ad ogni diritto che limiti l’uso del codice sviluppato da Sequent, un’azienda che IBM acquisì nel 1999.
SCO accusa Big Blue di aver riversato nel kernel di Linux il codice sviluppato da Sequent: tale codice, secondo SCO, si basa su quello di UNIX e, pertanto, è soggetto alla stessa licenza. Novell ritiene invece che, come lavoro derivato, il software di Sequent sia fuori dal controllo di SCO.
Nel proprio documento Moglen ha poi ribadito un punto già espresso in altre occasioni, e abbracciato dall’intera comunità di Linux: il codice che è stato pubblicato sotto la licenza GPL, e dunque anche le porzioni del kernel di Linux rivendicate da SCO, non possono tornare closed source.
“In qualunque modo il processo vada a finire, e chiunque vinca, i clienti avranno ancora il diritto – sostiene Moglen – di utilizzare il codice di Linux in discussione senza l’obbligo di acquistare una licenza da SCO o da Novell”.
L’esperto di legge fa infatti notare come sia SCO, con Caldera Linux prima e con SCO Linux poi, sia Novell, con l’acquisto di SuSE Linux, abbiano distribuito il codice di Linux sotto la licenza GPL.
Moglen afferma poi che “la credibilità di Linus Torvalds (il famoso padre di Linux, N.d.R.) non può essere messa in discussione semplicemente dicendo che ha copiato Linux”. A suo dire quest’accusa, oltre che diffamante, è infatti anche priva di fondamento.
“Il trend a cui assistiamo vede una continua crescita della diffusione di Linux in tutto il mondo”, ha affermato Stuart Cohen, CEO di OSDL. “Molti clienti, anche fra i più cauti, hanno scelto di ignorare le minacce legali di SCO finché il tribunale non emetterà una sentenza relativa al caso SCO-Novell”.
Il documento di Moglen arriva a pochi giorni di distanza dalla presentazione, da parte di SCO, delle prime accuse a IBM relative alla violazione di copyright .