Irvine (USA) – Che succederà alla Terra fra 300 anni? Per rispondere a questa domanda, affermano gli scienziati, ci vorrebbe la classica sfera di cristallo. In sua vece, l’ University of California di Irvine (UCI) sta pensando di utilizzare un supercomputer che, nei prossimi anni, sarà esclusivamente dedicato alla simulazione dei cambiamenti climatici che potrebbero verificarsi nel corso dei prossimi tre secoli.
Considerando che oggi è ancora un azzardo prevedere il tempo che farà fra una settimana, è possibile capire la difficoltà nel tentare di ipotizzare, pur semplificando drasticamente il modello di simulazione, cosa succederà al pianeta Terra fra qualche centinaio d’anni.
A provarci sarà un team di 12 ingegneri che, presso l’UCI, collaborerà con IBM per mettere a punto l’ Earth System Modeling Facility (ESMF), un supercomputer da 528 Gigaflops costituito da sette eServer p655 di Big Blue basati sul sistema operativo AIX ed equipaggiati con CPU Power4+.
Sebbene questo piccolo mostro di calcolo non figurerà fra i supercomputer più veloci del globo, su di esso girerà un software super ottimizzato che, notte e dì, avrà il solo compito di simulare i cambiamenti che nei prossimi decenni avverranno sulla superficie terrestre, negli oceani e nell’atmosfera. L’obiettivo degli scienziati è quello di verificare l’impatto che le attività dell’uomo, e in particolare l’inquinamento, avrà sul clima e valutare gli eventuali effetti collaterali, come il surriscaldamento del globo e lo scioglimento dei ghiacci.
“Gli uomini sono emotivi e intellettualmente incapaci di combinare tutti i fattori e valutare l’impatto che hanno durante il tempo”, ha affermato Debra Goldfarb, vice president of products and strategy di IBM. “Gli effetti dell’inquinamento sul clima sono troppo spesso oggetto di vuote discussione o, peggio, strumentalizzazioni. Il nostro obiettivo è quello di verificare, con simulazioni quanto più attendibili, il reale impatto che le attività umane avranno sul nostro pianeta. Solo conoscendo il nostro futuro saremo in grado di intervenire sul presente”.
Fra i finanziatori del progetto figura anche la National Science Foundation .
Per archiviare l’ingente quantità di dati da elaborare, e i relativi risultati, l’ESMF si appoggerà sue due server xSeries 335 su cui girerà Red Hat Linux e il Sistina Global File System: i due sistemi forniranno complessivamente una capacità di storage di 32 terabyte.