Roma – Ma sì, diciamo che è venuto il momento di voltare pagina, di ammucchiare un po’ di cose nello sgabuzzino e tirarsi dietro la porta. Del resto molta acqua è passata sotto i ponti (e molto denaro in certi conti), occorre farsene una ragione e stop.
Tanto si è detto e scritto nel 2003 di questa faccenda dei dialer che, strano ma vero, di quelli che si dovevano dare un mossa, alla fine, qualcuno si è mosso. Dall’Authority delle Comunicazioni a Telecom, da Microsoft a Google.
Oggi, quella che dodici mesi fa era un’invasione, pare essersi trasformata in una svelta ritirata. Le pubblicità sempre meno presenti, le bollette decurtate degli addebiti “scroccati” e certi operatori del settore costretti a dribblare le numerazioni disabilitate, affidandosi all’ospitalità dei prefissi di improbabili isolette nel Pacifico, come le lillipuzziane Wallis.
L’epidemia dei dialer è stata fermata. Dicono battuta. C’è chi sostiene che ora è tutto a posto: le avvertenze sono chiare, l’utente ben informato, gli operatori rimasti sul mercato i più seri. Il settore è stato ridotto nel suo alveo naturale, nel suo diritto di esistere come metodo di pagamento alternativo alla carta di credito. Quindi per cortesia, spegnere la luce, tirarsi dietro la porta e arrivederci.
Magari però, prima di chiudere a doppia mandata e andarcene tutti per i fatti nostri, sarebbe forse utile dare l’ultima sbirciata, così per curiosità, che non si sa mai cosa vien fuori dagli sgabuzzini.
Al totalizzatore della Procura di Milano ad inizio febbraio il numero di denunce per i fattacci di Parmalat toccava quota 100.000 . A settembre 2003 il pallottoliere della Polizia Postale per i fattacci dei dialer segnava 122.000 denunce . Nello stesso periodo Telecom Italia ammucchiava qualcosa come 400.000 contestazioni alle sue bollette.
Secondo i calcoli del governatore della Banca d’Italia i risparmiatori italiani si sono giocati nei bond dell’azienda emiliana su per giù 2 miliardi di euro . Quanto hanno lasciato nell’affaire dialer gli utenti italiani in questi ultimi 2 anni ? Difficile dirlo con certezza, perchè nel settore si sta piuttosto abbottonati e stime è difficile farne. Comunque sia, incrociando i pochi dati disponibili, dai bilanci delle compagnie telefoniche leader del settore agli investimenti pubblicitari, si può parlare di un fatturato del comparto che raggiunge i nove zeri . Euro, obviously.
E’ peraltro vero che un bondholder Parmalat (traduzione dotta di sfigato sottoscrittore delle obbligazioni dell’azienda di Collecchio) scambierebbe volentieri il pezzo di carta di Tanzi con l’ultima bolletta del signor Rossi. Ma in una visione d’insieme, di solito quella di chi intasca, è solo una questione di “inversione di fattori” : prendere tanto a pochi o poco a tanti . Il risultato finale, come s’impara sui banchi di scuola, non cambia.
Questo fiume più o meno impetuoso di denaro ha preso strade diverse, finendo nelle tasche un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Un po’ nelle casse delle compagnie telefoniche, un po’ in quelle dei centri servizi, un po’ in quelle dei singoli webmaster.
Da metà 2003 però, con lo scoppio dello scandalo 709, il fiume si è fatto torrente e i destini di alcuni importanti protagonisti del settore hanno imboccato strade diverse.
Qualcuno, finito più volte davanti all’autorità per la concorrenza ed il mercato per pubblicità ingannevole, è stato coinvolto in faccende un poco più complicate.
Qualcun’altro, come una nota società di Terni e dintorni, inseguita dal sospetto di aver spammato mezz’Italia, ha fatto armi e bagagli trasferendosi a Londra (con propaggini in Romania e Moldavia). La ragione sociale è stata riconvertita in “Yauu” , ma piazzata ad un indirizzo ben noto a chi ha incrociato certi dialer: 32 Hanover Court, Colindeep Colinade London , già sede della fantomatica Globatel. Gli affari a quanto pare hanno ricominciato a girare benino, se mai si sono fermati.
C’è poi chi continua le proprie massicce campagne pubblicitarie su quei portali, come Jumpy e compagnia bella, che non rifiutano le inserzioni dialer. La Kreazioni srl macina impression da due anni a questa parte. Addirittura nel 2002 ne dichiara 2 miliardi , e i ritorni economici non devono essere mancati. Partita piccina piccina dai colli romani, ha aperto una bella sede anche a Milano a due passi da Largo Cairoli, lì dove la leggenda metropolitana raccontava della fontana smontata e fatta trasferire da Craxi nella villa ad Hammamet (in verità stava in un magazzino a Milano).
Alla fine del 2001 il titolare della Kreazioni è stato chiamato in causa dalla Mattel per aver registrato il dominio barbie.it . Difensore nella procedura di riassegnazione era l’avvocato romano Amedeo Di Segni , già promotore della stramba associazione ALC che si batte per la liberizzazione del settore e intestatario a suo tempo di un sito infarcito di 150 dialer diversi. ( lo si racconta qui ).
L’ultima tappa di questo breve e incompleto viaggio nei destini alterni di certe società, è legata al marchio che più degli altri si è affermato dopo lo scoppio della bolla 709, ovvero Superlinko che tra le altre cose gestisce in esclusiva la sezione suonerie e simili del sito italiano più visitato: Virgilio.
Marchio nuovo, storia vecchia . La si potrebbe far molto corta, ma forse è bene prenderla con calma e raccontarla per filo e per segno, giusto per capire qualche meccanismo.
C’erano una volta, nel periodo d’oro, migliaia e migliaia di siti dialer intestati a poche e ben selezionate società rigorosamente residenti in paradisi fiscali, tutte legate da un sottile filo rosso: a Curacao le gemelle Rashmi e Feria , a Tortola l’ Inigo Investment e altre sparse qua e là. Erano tra le altre cose i big spender dell’advertising italiano, quelli che inondavano di banner i portali nostrani.
Quei siti ci sono ancora, ma per evidenti ragioni sono passati blocco per blocco ad altre intestazioni: da Inigo alla Deluxe Web Company , da Rashmi alla World Wide Web Marketing Ltd , da Ferdia a tale Bob Mcerle . La mobilità, si sa, favorisce l’anonimato.
Al capitolo ” chi siamo ” Superlinko si dichiara come fusione delle maggiori aziende del settore: Miodialer, Videowebitalia, Gibside . Scansando la prima voce, Miodialer è una società di Arezzo giovane e casalinga (nel senso letterale), rimangono sul tavolo due entità piuttosto evanescenti, di cui una, Videowebitalia, direttamente e velocemente riconducibile a Gibside. Il pallino dell’affare è nelle mani di quest’ultima.
La Gibside Corporate Advisory ha sede in una piccola cittadina olandese, Alkmaar. Allo stesso civico sta la BK Corporate International società fiduciaria. Un utile schermo per garantirsi riservatezza. Se l’Olanda va bene per certi affari, non è certo il massimo della comodità se tieni conti e famiglia in penisola. Per questo molto più comodo è il canton Ticino dove ha sede una succursale della Gibside, precisamente al 10 di via Franscini a Mendrisio. Lo stesso indirizzo è riconducibile al portale Itloox , a suo tempo collegato alla società Inigo e ora attribuito alla Gibside. Un particolare aggiuntivo è che l’estensione russa del dominio Itloox è intestata alla Rocketmedia srl , avvistata dalle parti di Perugia, società molto presente nelle segnature dei dialer.
Insomma cominci da Superlinko, nuovo protagonista del mercato, passi da Gibside e ti ritrovi dalle parti delle vecchie conoscenze: Inigo, Rashmi, Ferdia, Rocketmedia e compagnia briscola. Quelli di prima sono quelli di adesso . Ma quelli chi ?
Per saperlo occorre andare vicino Roma a Monterotondo, al numero 212 della via Salaria. Il sito superlinko.com è infatti intestato alla Web Line srl che qui ha casa. Nella registrazione come admin-c del sito è indicato uno dei 4 soci della perugina New Dial spa , società che da anni mette la firma sotto moltissimi dialer, tanto da finire nelle maglie dell’antivirus di Norton . Di più, il capitale sociale della Web Line (30.000 euro) è interamente sottoscritto dagli stessi azionisti della New Dial.
New Dial è Web Line. Web Line è Superlinko. Superlinko è Inigo, Rashmi, World Wide Web Marketing e chissà cos’altro. Ecco chi sono quelli .
Verrebbe in mente Francesco G. da Pavana: dissero che era l’usato passo, fatto dai soliti che ci marciavano per rimetterlo sempre là in basso.
Ma ora si è fatto tardi, il web italiano deve andare finalmente per la sua strada. Tiriamoci dietro la porta e chiudiamo questo benedetto sgabuzzino dei dialer. Non spegniamo la luce però, di questi tempi non si sa mai.