Salt Lake City (USA) – Il giudice che presiede al caso SCO-IBM ha accettato l’istanza con cui, all’inizio del mese, SCO ha chiesto di aggiungere ai propri reclami nei confronti di Big Blue l’ accusa di violazione di copyright .
L’argomento copyright entra dunque nel merito della causa legale e, in seguito al depennamento, da parte di SCO, del furto di segreti industriali, ne diviene anche il fulcro. Con l’occasione SCO ha chiesto a IBM altri 2 miliardi di dollari a titolo di risarcimento danni, una somma che va ad aggiungersi ai 3 miliardi già chiesti in precedenza.
IBM non si è opposta all’istanza presentata da SCO, tuttavia ha affermato che considera le nuove accuse relative alla violazione di copyright “prive di fondamento”.
Dai quattro originali capi d’accusa contro IBM presentati nel marzo del 2003 – appropriazione indebita di segreti industriali, concorrenza sleale, ingerenza nel contratto e violazione di contratto – SCO ne ha ora portato il numero a nove: violazione del contratto sul software, violazione del contratto di sublicenza, violazione del contratto sul software firmato da Sequent (un’azienda acquisita da IBM), violazione del contratto di sublicenza firmato da Sequent, violazione di copyright, concorrenza sleale, due separate accuse di ingerenza nel contratto, e ingerenza negli affari.
SCO sta separatamente portando avanti una causa contro Novell relativa proprio allo scottante e intricatissimo tema dei copyright su UNIX. Oltre a questo, SCO deve difendersi da una denuncia in cui Red Hat l’accusa di aver tentato, attraverso “falsi reclami”, di danneggiare il mercato legato a Linux.
Nonostante le minacce lanciate lo scorso novembre, SCO non ha ancora presentato denunce contro alcun utente di Linux: è probabile, secondo gli analisti, che l’azienda intenda prima risolvere il contenzioso con Novell relativo ai copyright di UNIX, una questione cruciale per rivendicare royalty dalle aziende che usano Linux.