Metro, mezza retromarcia sugli RFID

Metro, mezza retromarcia sugli RFID

Il Gruppo, il più fiero propositore delle nuove tecnologie di tracking, ha annunciato di volersi arrendere alle preoccupazioni sulla privacy. RSA sostiene di avere la risposta al problema
Il Gruppo, il più fiero propositore delle nuove tecnologie di tracking, ha annunciato di volersi arrendere alle preoccupazioni sulla privacy. RSA sostiene di avere la risposta al problema


Berlino – Il gruppo tedesco Metro, che per lunghi mesi ha sperimentato l’utilizzo dei chip a radiofrequenza RFID per ottimizzare tutto il processo di movimentazione e distribuzione merci, ha deciso di tornare parzialmente sui propri passi per non dover fare i conti con le leggi sulla privacy.

Metro, il cui nome è legato ai più importanti progetti sugli RFID , ha però specificato che non è sua intenzione eliminarli del tutto ma piuttosto evitare di inserirli nelle tessere d’acquisto dei suoi clienti. L’accusa è che il tracking wireless concesso dai chippetti consenta di monitorare i consumatori in modo poco trasparente, succhiando informazioni sulle abitudini di spesa in modo più pervasivo di quanto avvenga con i metodi tradizionali.

Va detto che la scelta arriva molti mesi dopo che nello scorso aprile Metro ha iniziato a rimpiazzare le tradizionali tessere con codice a barre, con le nuove card RFID. Circa 10mila di queste ultime sono già state distribuite e ora Metro si è impegnata a sostituirle . Una tipica applicazione di queste tessere è stata, nel centro Metro che per primo le ha impiegate, l’installazione di postazioni audio-video: all’avvicinarsi del cliente con il tag RFID il dispositivo fa partire contenuti presenti sui DVD in vendita e legati al tipo di attività/interessi del cliente stesso. Un tag RFID come noto è un piccolissimo microchip collegato a un’antenna che trasmette via radiofrequenza un numero seriale associato all’oggetto sul quale è applicato e dunque in grado di identificare in maniera univoca un qualunque oggetto, prodotto, persona.

La verità, però, è che Metro sta aspettando che l’ampio dibattito su privacy e RFID , a cui partecipano anche i garanti della privacy europei, dia una forma all’applicazione commerciale di questa tecnologia. Lo ha ammesso tra le righe anche una portavoce del gruppo tedesco, secondo cui “ci sono preoccupazioni sulle card dotate di RFID date ai clienti. Dobbiamo considerare con attenzione queste preoccupazioni e dobbiamo discuterle. Finché va avanti questo dibattito così emozionale, riteniamo che il gioco non valga la candela”.

La scelta di Metro, che ricorda quella di Benetton , non ferma però la ricerca e lo sviluppo del settore degli RFID che, anche solo in ambito industriale, hanno una quantità di possibili applicazioni. Nei giorni scorsi alla RSA Conference di San Francisco, RSA Security ha presentato una piattaforma che definisce salva-privacy .

Si tratta di Blocker Tag , uno speciale tag RFID che, mentre consente lo svolgersi delle attività RFID lecite (ad esempio la lettura del codice prodotto alle casse dei supermercati), è però in grado di impedire ai lettori di etichette RFID di eseguire tracciamenti non autorizzati di beni e acquirenti. Si tratta di una tecnologia, però, che al momento è in fase embrionale, anche perché RSA stima che ci vorranno ancora degli anni prima che gli RFID ottengano una diffusione capillare.

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Pubblicato il
1 mar 2004
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