Washington (USA) – C’è soddisfazione all’ FBI mentre vengono diffusi i dati che sembrano dimostrare l’efficace ai fini di indagine del database del DNA, l’archiviazione informatica che associa i dati personali di tutti i detenuti americani al loro DNA.
CODIS, cioè Combined DNA Indexing System , è il risultato di una iniziativa partita alla fine degli anni ’90, che ha consentito alla polizia federale di prelevare campioni di DNA a chiunque sia stato condannato da un giudice statunitense.
In uno scenario che a qualcuno ricorda il celebre film Gattaca , l’FBI nei giorni scorsi ha confermato che la possibilità di confrontare il DNA ha consentito di risolvere due casi di omicidio in Kansas che non erano mai stati risolti. Hanno consentito anche di identificare il colpevole di una serie di aggressioni sessuali ai danni di giovani a Houston, in Texas. Allo stesso modo, la possibilità per gli investigatori di raffrontare le prove raccolte anche molto tempo fa, che spesso comprendono i primi test DNA dei sospetti, con il nuovo database avrebbe consentito persino di risolvere un caso che ha portato al ritrovamento del cadavere di un bambino ucciso vent’anni fa.
“Questa – ha spiegato ai reporter il capo della polizia di Garden Grove in California, Joseph M. Polisar – è la tecnologia delle impronte portata in questo secolo. Non ci sono limiti alle possibilità, per noi che lavoriamo nella giustizia criminale, di risolvere crimini sfruttando questa tecnologia”.
Un punto su cui viene messo l’accento dalle forze dell’ordine statunitensi è che il database del DNA ha anche consentito di scagionare degli innocenti , gente condannata per crimini che non ha commesso. E sta contribuendo a scartare dalle indagini persone sospettate per crimini che, a leggere il DNA sulle scene del delitto, non possono aver commesso.
In questi mesi, hanno spiegato quelli dell’FBI, sono state trovate corrispondenze tra il database e le vecchie prove in più di 8mila casi, alcuni dei quali hanno consentito di gettare luce su vicende mai chiarite. In altri 3mila casi, hanno spiegato all’FBI, si sono creati dei collegamenti tra casi diversi, generando nuove piste di indagine per vicende irrisolte.
Oggi come oggi CODIS raccoglie i dati genetici di 1,6 milioni di persone condannate negli Stati Uniti. In più ci sono 80mila tracce genetiche raccolte su luoghi di delitti ancora irrisolti. Le autorità locali, che collaborano con l’FBI al mantenimento e alla condivisione dei dati di CODIS, ogni mese forniscono dai 10mila ai 40mila nuovi campioni genetici.