Chip, l'open source ispira IBM

Chip, l'open source ispira IBM

Big Blue annuncia una strategia per lo sviluppo dei suoi processori Power ispirata al modello di collaborazione aperte delle comunità open source. Obiettivo, accelerare l'innovazione e conquistare nuovi spazi
Big Blue annuncia una strategia per lo sviluppo dei suoi processori Power ispirata al modello di collaborazione aperte delle comunità open source. Obiettivo, accelerare l'innovazione e conquistare nuovi spazi


New York (USA) – Ispirandosi al modello open source, IBM si è detta pronta ad avviare con clienti, partner e sviluppatori una “collaborazione aperta” per lo sviluppo dell’architettura che sta alla base dei suoi processori Power e PowerPC . Per far questo, Big Blue condividerà con le terze parti un maggior numero di informazioni tecniche e di strumenti per lo sviluppo e la progettazione.

L’obiettivo di IBM è quello di dar vita ad una comunità di sviluppatori che, similmente a quanto accade per Linux e altri software open source, possano contribuire ad accelerare l’innovazione tecnologica dei suoi processori, migliorarne l’integrazione con i dispositivi su cui vengono implementati e ottimizzare il software.

“Libereremo i produttori di elettronica dalle limitazioni che affliggono le architetture proprietarie”, ha proclamato Nick Donofrio, senior vice president of technology and manufacturing di IBM.

Dell’applicazione del modello open source all’hardware si parla da anni ma, al momento, sono pochissimi – e soprattutto piccoli – i produttori che hanno seguito questa strada. Lo stesso modello di IBM è senza dubbio più simile a quello che governa Java piuttosto che a quello che caratterizza i software con licenza open source. Benché il colosso di Armonk abbia promesso di aprire e condividere con gli altri produttori diversi aspetti dell’architettura Power, rimangono saldamente nelle sue mani diverse tecnologie chiave, quali ad esempio il set di istruzioni: in questo modo IBM si è assicurata l’esclusiva facoltà di produrre processori compatibili.

La strategia di IBM segue da vicino quella adottata da ARM per i suoi chip embedded: quest’ultima, che si limita a progettare le CPU e vendere le relative licenze, si avvale della collaborazione di un ampio numero di produttori per adattare costantemente la propria architettura ai nuovi tipi e alle nuove generazioni di dispositivi.

Grazie al nuovo modello di collaborazione, IBM potrebbe presto consentire ai propri partner, dietro l’acquisto di una speciale licenza, di produrre “in casa” versioni personalizzate dei propri chip Power. La possibilità di sviluppare versioni personalizzate dei processori Power è del resto una delle attrattive maggiori per i clienti di IBM, la stessa con cui Big Blue spera di conquistare un crescente numero di produttori e di segmenti del mercato.

“L’integrazione (dei chip con i dispositivi su cui girano, ndr) sta divenendo decisamente più importante dei gigahertz”, ha affermato Bernie Meyerson. “Non è possibile continuare a fare oggetti sempre più piccoli per sempre”.

IBM ha poi annunciato che Sony ha preso in licenza l’architettura Power per alcuni suoi nuovi dispositivi digitali. Il colosso giapponese sta già collaborando con Big Blue per lo sviluppo dei processori Cell , gli stessi che, oltre a costituire la base di una nuova generazione di appliance consumer, troveranno probabilmente posto sulla PlayStation 3 .

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Pubblicato il 2 apr 2004
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