Roma – Non si fermano le truffe organizzate ai danni di clienti e banche sfruttando il bancomat o, meglio, tecnologie avanzate che consentono di carpire i dati delle carte bancarie e i codici personali ed utilizzare le informazioni per svuotare conti. A Trento i Carabinieri hanno individuato e sgominato una banda accusata di aver clonato migliaia di Bancomat .
Secondo le forze dell’ordine, grazie a degli smagnetizzatori aggiunti sulle fessure dei Bancomat e a delle microcamere elettroniche piazzate sugli sportelli usati dagli utenti, i criminali erano in grado di individuare tutti i dati di proprio interesse.
Quanto successo a Trento ricorda da vicino quello che era già accaduto l’11 gennaio a Latina. L’associazione dei consumatori ADUC , che è intervenuta ieri sulla vicenda, ha ricordato come in quell’occasione “la polizia aveva sequestrato due piccoli marchingegni elettronici che, sistemati sul Bancomat, nei pressi della fessura dove si inserisce la carta, come fossero parte integrante della struttura, servivano a leggere e memorizzare i dati delle carte con cui si effettuavano i prelievi di contante presso quello sportello”.
All’epoca, gli esperti e l’ADUC avevano avvertito che questo genere di dispositivi elettronici erano probabilmente prodotti su vasta scala e che potevano essere utilizzati anche da altri truffatori, come appunto quelli di Trento, per mettere nel sacco le banche e i loro clienti.
I Carabinieri avvertono peraltro i cittadini di vigilare durante l’uso dei propri bancomat e attivare tecniche minime di protezione , come la copertura del tastierino numerico con una mano mentre con l’altra si digita il codice PIN di accesso.
Secondo ADUC ciò non basta: “Ogni anomalia o sospetto va segnalato alle autorità oltre che, potendolo fare, allo specifico sportello dove è stato rilevato. Meglio rischiare qualche segnalazione inutile che perderne qualcuna. Ma non basta. Il fenomeno è molto più pericoloso e diffuso di quanto si possa credere, e non basta la buona volontà e attenzione del singolo consumatore per farvi fronte. Occorre che anche le banche giochino un loro ruolo, con controlli continui anche nelle ore di chiusura degli uffici. Non basta una guardia giurata che passa due volte nelle ore notturne mettendo il bigliettino di certificazione del passaggio nella fessura della saracinesca. Ci vogliono controlli più frequenti e specifici, i cui costi la banca stessa si deve accollare: la garanzia di un sistema sicuro non puo’ che invogliare i consumatori ad usufruire più frequentemente del servizio, oltre che a scoraggiare i malviventi”.
Va detto che proprio a protezione dei Bancomat stanno fiorendo numerose iniziative di sicurezza, come progetti per l’integrazione di tecnologie biometriche per l’uso del diffusissimo servizio di prelievo contanti.
A proposito di biometria, infine, ieri si è parlato di un dispositivo di sorveglianza che il Governo sta studiando per combattere la violenza negli stadi, piattaforma di controllo che sarà basata sulla scansione del volto, per impedire l’accesso alle aree di gioco da parte dei tifosi diffidati dalla polizia.