Dentro la Libia, fuori l'ICANN

Dentro la Libia, fuori l'ICANN

di Adele Chiodi - L'ICANN con sufficienza informa a cinque giorni dal black-out che i siti libici sono stati buttati fuori dalla rete. Se ne erano già accorti in tanti. Grazie lo stesso, ICANN
di Adele Chiodi - L'ICANN con sufficienza informa a cinque giorni dal black-out che i siti libici sono stati buttati fuori dalla rete. Se ne erano già accorti in tanti. Grazie lo stesso, ICANN


Roma – Con una breve nota datata 14 aprile, l’ICANN ha reso noto, bontà sua, che sì, effettivamente il black-out dei siti libici segnalato anche da Punto Informatico c’è stato e si è protratto per cinque giorni.

Nella nota, che si trova qui , l’organismo che supervisiona il sistema internazionale dei domini internet spiega di aver ritenuto necessario informare sulla questione, viste le molte richieste di chiarimenti che erano giunte in materia.

La comunicazione dell’ICANN è dunque del 14. Il primo nameserver dedicato ai domini.ly è crollato il 7 aprile. Il secondo nameserver è crollato il 9 aprile. Da quel momento, fino alle prime ore della mattina del 14, nessun sito con estensione.ly è stato raggiungibile .

Cosa ha combinato l’ICANN in quei giorni, mentre una parte del mondo si chiedeva cosa fosse accaduto? Lo spiega la stessa organizzazione nella sua noticina, guardandosi bene dall’assumere una qualsiasi responsabilità. “La missione dell’ICANN – ci viene ricordato – è di coordinare il funzionamento sicuro e stabile del sistema dei domini internet ed è per questo che ICANN ha richiesto all’operatore del secondo nameserver di riattivare il servizio fino a quando la gestione locale dei.ly non avrà deciso una soluzione appropriata per rimpiazzare gli attuali accordi di manutenzione”.

Con un linguaggio diplomatico ci viene detto, dunque, che chi gestisce il DNS.ly è sostanzialmente un incompetente e che l’ICANN è dovuto intervenire per mettere una pezza . “L’ICANN – prosegue la nota – non è responsabile del blackout e non ha effettuato modifiche al dominio”. Nelle poche righe finali della comunicazione viene anche spiegato che, in sostanza, la colpa va attribuita ai gestori locali dei domini.ly, quelli che la comunità internet locale ha designato per operare su quei nameserver. Nessuno peraltro può mettere in dubbio che grande sia la loro responsabilità.

Ma perché l’ICANN non ha informato subito tutti di quanto stava accadendo? Perché ha ritenuto di doversi esprimere soltanto una settimana dopo l’emergere di un problema di questa portata? Se ad andare giù, invece dei domini.ly, fossero stati chessò i domini della Corea del Sud, i.kr, l’ICANN avrebbe potuto permettersi di tacere così a lungo? Non avrebbe invece suscitato subito l’attenzione di tutti? Come ha potuto consentire che per giorni nulla trapelasse sul destino dei domini.ly lasciando ad una società privata londinese l’onere di comunicare notizie poco attendibili?

Soprattutto, è davvero possibile che il mancato accesso a quei domini, ossia a molta della rete libica, sia considerato esclusivamente un problema locale ? E’ questo il significato del sistema globale dei domini secondo il suo massimo organismo di gestione, il significato della rete?

Sono molte le domande a cui l’ICANN ha scelto di non rispondere pubblicando quel breve comunicato, prendendo le distanze da un episodio rivelatore delle sue inabilità e che giustifica le diffidenze che da anni aleggiano attorno al suo ruolo. Possiamo solo augurarci, visto che alternative utili non ce ne sono, che in ICANN le cose presto cambino.

Adele Chiodi

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Pubblicato il
16 apr 2004
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