Roma – Gli esperti del CNEL lo dicono da mesi : l’Italia delle nuove tecnologie è in ritardo. Ora i nuovi dati pubblicati dal Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro illuminano ulteriormente il ritardo accumulato dall’Italia nella diffusione dell’accesso ad internet e nel suo impatto sulla società e l’economia.
Il CNEL ha infatti rilevato che a fine 2003 gli italiani che navigano su internet sono 13,7 milioni, vale a dire il 10 per cento in più rispetto ai dati rilevati l’anno precedente. Ma la diffusione dell’accesso, che riguarda il 28,5 per cento della popolazione, è ancora drasticamente inferiore a quanto si registra nei maggiori paesi europei. Basti pensare al 60 per cento della Germania, al 54 per cento della Gran Bretagna o anche soltanto al 43 per cento della Francia. Ancora più insostenibile il confronto con gli Stati Uniti, dove la penetrazione è al 68 per cento.
Il grande impulso che in questi anni il Governo avrebbe dovuto dare alla diffusione della connettività e delle nuove tecnologie, a leggere le cifre diffuse dal CNEL è ancora ben lungi dall’ottenere i risultati sperati. Va comunque detto che quasi la metà degli italiani, il 46,3 per cento, possiede un PC a casa . Di questi, uno su tre si connette ad internet.
Il CNEL avverte però che se si calcola soltanto chi si è collegato negli ultimi 7 giorni, dal 28,5 per cento si precipita al 18,9 per cento.
I dati del CNEL, basati su una ricerca che prende in considerazione i mezzi di connessione e la tipologia di consumo realizzata assieme all’Eurisko, raccontano di un aumento delle connessioni da casa : il 20,9 per cento degli italiani si connette da lì contro il 9,3 per cento che accede ad internet dal luogo di lavoro (il 5,5 lo fa dall’abitazione di amici e il 3,2 da scuola).
Il profilo dell’ utente medio italiano è quello di un maschio giovane ed istruito. A collegarsi, infatti, sono il 35,2 per cento degli uomini (contro il 22,4 delle donne), il 57,7 per cento della fascia d’età compresa tra i 14 e i 24 anni e il 48,9 per cento tra i 25 e i 34 (33 per cento tra i 35 e i 44 e 8,7 per cento oltre i 44).
Il 74,2 per cento dei laureati , inoltre, naviga su internet, una percentuale che scende al 56,7 per cento dei diplomati di scuola media superiore, al 26,9 per cento dei diplomati di scuola media inferiore e al 3,1 per cento per chi dispone di licenza elementare. Tra coloro che hanno un reddito elevato naviga il 46 per cento, con percentuali a scendere con l’abbassarsi del reddito.
Di coloro che lavorano , il 39,8 per cento si connette ad internet, contro il 20,3 per cento dei non occupati (con una schiacciante maggioranza del 76,7 per cento tra gli studenti, contro il 24 per cento tra i non occupati, il 4,8 tra le casalinghe e il 2,7 tra i pensionati).
Se si considerano i lavoratori, la rete raggiunge il 77,8 per cento dei dirigenti o funzionari, il 69,6 per cento degli imprenditori o liberi professionisti, il 60,7 per cento degli impiegati o insegnanti, il 29,5 per cento degli artigiani o commercianti, il 18,9 per cento degli operai.
L’ uso di internet per il 73 per cento di coloro che si connette in Italia è legato soprattutto alla ricezione e all’invio della posta elettronica. Il 72 per cento, però, secondo le stime del CNEL, girovaga curiosando per la rete, il 56 per cento vi cerca informazioni e il 42 per cento notizie utili per il lavoro. Il 36 per cento si appoggia ad internet per ragioni di studio o di turismo o per il tempo libero (34 per cento).
Pochi, invece, coloro che sfruttano la rete per effettuare acquisti , solo il 9 per cento del totale, o prenotare beni e servizi. “Tuttavia – spiega il CNEL – il numero degli acquirenti on line va crescendo e almeno un internauta su quattro è propenso a comprare attraverso la rete in futuro”.
Altri dati rilevati dalla ricerca riguardano la diffusione di internet nelle imprese: il 70 per cento delle aziende dispone di un accesso e il 33 per cento di un proprio sito internet. L’81 per cento delle ditte dispone di PC anche se in poche sfruttano il commercio elettronico.
Ma a preoccupare è il permanere di quello che gli esperti definiscono regional divide , ossia il gap di utilizzo e di accesso alle nuove tecnologie nelle diverse regioni italiane, un gap che viene evidenziato chiaramente dai dati del CNEL.
Tra le regioni, infatti, la penetrazione più elevata della rete si rileva in Liguria (36,7 per cento), seguita da Lombardia (36,4), Triveneto (35,5), Emilia-Romagna (33,1), Piemonte-Valle d’Aosta (29,8), Lazio (29,2), Toscana (28,8), Marche-Umbria (25,5). Percentuali ben superiori a quelle registrate al Sud: Puglia (25,2), Campania (23,2), Sardegna (22,7), Abruzzo-Molise (21,3), Sicilia (18,7) e Basilicata-Calabria (17,8).
“L’uso di internet negli ultimi anni – ha commentato a questo proposito la vicepresidente del CNEL, Francesca Santoro – ha prodotto trasformazioni epocali nelle nostre economie e società, determinando nuove opportunità, ma anche nuove disuguaglianze ed esclusioni. Il settore dell’ICT sta attraversando una fase di grande incertezza in Italia, dove continuano pesare il regional divide e la scarsità degli investimenti per l’innovazione e la ricerca. La rete, inoltre, è ancora poco diffusa tra le donne e gli anziani, anche se aumentano le connessioni da casa. Appare, dunque, ormai non rinviabile un piano di alfabetizzazione informatica “.