Roma – Ci sono nomi come quelli di Alberto Bertoni, Danilo Bruschi, Goffredo Haus, Piero Mussio, Alberto Borghese insieme a molti altri autorevoli esponenti della classe docente universitaria italiana nella lista in continua espansione dei firmatari di una lettera aperta con cui si chiede la revisione sostanziale del decreto legge Urbani su Internet.
La lettera, firmata da professori di Scienze dell’informazione e della comunicazione e di Tecnologie dell’Informazione, apparsa sui forum della rete civica milanese , è rivolta non solo al ministro dei Beni culturali Giuliano Urbani ma anche a quello all’Innovazione, Lucio Stanca , nonché ai presidenti dei due rami del Parlamento.
Sotto il titolo E’ questa la Società dell’Informazione che vogliamo costruire? , i docenti avvertono che “se un ragazzo scarica dalla rete attraverso un sistema di file sharing e quindi condividendolo con altri un film in violazione del diritto d’autore rischia una pena pari a quella del pedofilo che detiene materiale pornografico minorile (fino a tre anni di detenzione)!”
“Internet – spiegano i docenti ai ministri – è “nata” nelle Università, in Italia come nel resto del mondo: l’abbiamo sviluppata, usata e fatta conoscere al mondo come uno straordinario strumento di comunicazione e di avvicinamento delle persone, di raccolta e diffusione della conoscenza, l’abbiamo pensata alla portata di tutti. Internet è diventata strumento di sviluppo economico e miglioramento delle pratiche di governo.
Come docenti universitari che hanno contribuito a questo sviluppo sentiamo il dovere morale di denunciare la possibile prossima approvazione, nell’ordinamento giuridico italiano, di una legge che tradisce quella visione di prosperità e progresso”.
“(…) Comportamenti illeciti – prosegue poi la lettera – non possono venire a lungo tollerati (quando ciò serve ad espandere alcuni settori di mercato quale quello della larga banda) e poi perseguiti con inusitata e sproporzionata rapidità (nella forma di decreto legge) e severità (quando ciò non serve più, o quando intervengono altre lobby a difendere proprie posizioni di mercato) (…)”.
“Alla luce di questi principi – concludono i docenti – riteniamo necessario sollecitare la radicale modifica del Decreto Urbani, e la predisposizione di un testo di legge attraverso la più ampia partecipazione di tutti coloro che hanno dovere e diritto di contribuire alla costruzione della Società dell’Informazione”.
Il testo completo della lettera e tutte le firme sono anche disponibili sul blog di Beppe Caravita .
Di seguito ecco cosa si prepara per oggi e come la rete sostiene la manifestazione di domani contro il DL Urbani davanti al Senato. E qualche info sul timore del Ministro che questa storia finisca col naufragio del decreto.
In queste settimane, fin dalla sua presentazione, il decreto Urbani nella prima versione e poi nel testo emerso dalla Commissione cultura della Camera e approvato dalla Camera stessa sono stati oggetto di una colossale quantità di critiche, alcune portate da referenti istituzionali e la maggioranza provenienti dagli ambienti della rete. Prima i provider e poi gli utenti, e con loro numerosi esperti , siti e webmaster, con il sostegno di associazioni e gruppi di varia natura , hanno letteralmente fatto a pezzi quel testo , considerato in modo quasi unanime come pericoloso per le libertà digitali. Non deve quindi sorprendere che quella che appare come la protesta più ampiamente condivisa nei confronti di una normativa che riguarda Internet in Italia si traduca oggi, come già lo scorso sabato, in una manifestazione di piazza .
Come ben sanno molti utenti, infatti, da giorni è in corso una mobilitazione che lo scorso sabato ha portato nelle piazze di numerosi comuni decine di spargitori di volantini e che proprio oggi davanti a Palazzo Madama a partire dalle 9,30 si concretizzerà in un presidio di denuncia e di protesta, per ricordare ai senatori che dibatteranno sul provvedimento la gravità di una normativa che tanti ritengono illegittima e dannosa .
A sostenere lo sforzo dei manifestanti sono anche i webmaster dei tanti siti che da giorni hanno oscurato le proprie home page per denunciare il provvedimento di conversione in legge del DL Urbani. Siti come valeriogiunta.altervista.org oppure oslinux.it , siti che spesso propongono testi e denunce contro il decreto come progetto.sardegna.it o queenitalia.interfree.it .
Un coordinamento spontaneo della manifestazione trova spazio ormai da giorni sul sito del senatore dei Verdi Fiorello Cortiana, www.fiorellocortiana.it , senatore che anche grazie all’aiuto degli utenti internet italiani è riuscito a mettere in piedi la bellezza di circa 750 emendamenti con i quali i Verdi tenteranno la via dell’ostruzionismo al Senato. Qualora si riuscisse a far slittare il provvedimento a dopo il 22 maggio, infatti, si supererebbero i tempi prescritti per la conversione del decreto legge.
Mentre scriviamo, comunque, la situazione è fluida : il ministro Urbani sembra timoroso che il suo decreto possa effettivamente essere affossato dall’ostruzionismo dei Verdi, sebbene il Senato concederà a Cortiana solo 8 minuti per illustrare tutti gli emendamenti . Come si legge in un messaggio sul forum del sito del senatore verde ciò a cui si potrebbe arrivare sarebbe una soluzione di compromesso che pure lascerebbe aperti una serie di punti importanti. In particolare vi sarebbe la disponibilità a modificare la locuzione “per trarne profitto”, con cui sono state introdotte le sanzioni penali , ma per altri punti caldi ancora non vi sono vie d’intesa. Nelle prossime ore si conoscerà, evidentemente, l’esito del dibattito in corso a latere della seduta parlamentare.
Ad attendere oggi un segnale di svolta, cioè la possibilità di una revisione sostanziale in tempi record del provvedimento o un suo definitivo affossamento, sono anche i molti gestori di blog che in queste settimane si sono schierati contro la conversione del DL Urbani. Senza contare le decine di migliaia di firmatari della Petizione contro il decreto Urbani che in poche settimane si è trasformata in collettore dello sdegno che serpeggia in rete contro la normativa varata dal Consiglio dei Ministri con una decretazione d’urgenza.