Roma – Le trasmissioni satellitari proprietarie, protette da smart card che attivano i decoder per ricevere dal satellite i canali cifrati, sono ancora una volta finite nel mirino di quella che appare come una vasta rete di distribuzione di prodotti pirata in Italia.
Più precisamente, stando alle notizie di cronaca, la Guardia di Finanza di Agrigento ha scoperto quella che viene considerata dagli inquirenti alla stregua di una truffa di importanti dimensioni, e sarebbero centinaia le persone coinvolte nella produzione e commercializzazione dei sistemi che consentono di attivare con una sola smart card una molteplicità di decoder. Sono addirittura 288 i titolari di imprese denunciati all’autorità giudiziaria .
La truffa individuata dai cybercop sarebbe emersa dopoché le prime indagini nel novembre del 2003 avevano consentito di individuare un laboratorio agrigentino dedito alla produzione illegale di smart card e prodotti di condivisione delle trasmissioni pay.
Si trattava, nello specifico, di prodotti sharer master e sharer card che si possono facilmente trovare in vendita su Internet che venivano usati, secondo quanto riferito dalle agenzie, in modo illegale. Come noto, i sistemi di condivisione sono pensati per chi dispone di più decoder e di una smart card con cui intende visionare contestualmente più canali, sfruttando appunto i decoder in suo possesso.
Va detto che lo scorso dicembre, poche settimane dopo il clamoroso buco individuato da Punto Informatico sui server dell’azienda, Sky era già intervenuta per rendere la vita difficile agli utilizzatori dei dispositivi di condivisione. Una mossa che aveva sorpreso molti ma che, evidentemente, correva parallela alle indagini in corso.
Le indagini condotte dalla Guardia di Finanza avrebbero messo in evidenza un traffico illegale di card pirata, sharer e decoder che nei fatti consentivano agli acquirenti di non pagare il canone per la pay-tv ma di visionare ugualmente i programmi cifrati, violando con ogni probabilità i termini contrattuali degli abbonamenti pay.
I numeri dell’operazione parlano della commercializzazione di 12.000 sharer card e 4.600 sharer master, prodotti che complessivamente hanno un valore di mercato stimato in circa 442.000 euro. Sarebbero 970 invece i decoder sequestrati.