Roma – Una nuova e più ampia ondata di denunce colpirà gli utenti europei del peer-to-peer. L’annuncio arriva con la consueta enfasi dalla IFPI , l’organizzazione internazionale dei discografici che da tempo spinge sul fronte legale nel tentativo di dissuadere gli utenti Internet dall’uso del P2P e dallo scambio di file protetti.
Dopo le 30 denunce a carico di utenti italiani di cui si è avuta notizia nei mesi scorsi, in un’operazione internazionale che ha coinvolto anche utenti danesi, tedeschi e canadesi, ora IFPI intende allargare il raggio d’azione . E ha intenzione di colpire anche in altri paesi, come Regno Unito, Svezia e Francia, dove da tempo i discografici conducono operazioni considerate di “sensibilizzazione”. Ed è proprio su questo fronte, quello del cercare di diffondere la consapevolezza dell’ illecito nel file sharing , che le major ritengono di aver ottenuto fin qui i migliori risultati.
Una recente nota FIMI ripresa da IFPI ricorda le recenti rilevazioni secondo cui il 70 per cento degli utenti sa che un certo utilizzo del peer-to-peer è illegale a fronte di un forte sviluppo dei distributori di musica legale e a pagamento. Le major sostengono anche che ci sarebbero i segni di un calo del 25 per cento nell’uso del P2P come conseguenza dell’opera di sensibilizzazione.
Le stime dell’industria affermano per l’Italia che il 45 per cento degli utenti P2P non porrà in condivisione file musicali illegali nei prossimi tre mesi. Le major ritengono che i file musicali illecitamente condivisi in Internet siano scesi oggi a quota 800 milioni contro i 900 milioni di gennaio, e contro ai 1,1 miliardi di brani che sarebbero stati disponibili a giugno 2003.
“Non stiamo ancora cantando vittoria – ha dichiarato Jay Berman, presidente IFPI – ma ci sentiamo incoraggiati da come il mercato si sta evolvendo e dai cambiamenti nella percezione dell’illegalità da parte dei consumatori”. “Visti i risultati ottenuti in Italia, Germania e Danimarca – ha dichiarato – confermiamo che estenderemo presto le azioni legali ad altri paesei europei”.
Berman ha insistito sul fatto che la condivisione di file protetti è illegale . A suo dire i governi hanno fin qui giocato un ruolo fondamentale per la difesa del diritto d’autore e, in questo senso, Berman ha sottolineato che “l’utilizzo illecito dei sistemi P2P non colpisce solo il settore musicale ma anche quello cinematografico e tutti quelli legati alla proprietà intellettuale, settori che valgono complessivamente 1.000 miliardi di euro nel panorama del commercio mondiale”.
L’idea di allargare il raggio d’azione delle denunce contro gli utenti non sorprende dopo che nelle scorse settimane proprio IFPI aveva inserito il P2P tra le cause del calo nelle vendite internazionali di musica.
IFPI ha anche ricordato alcuni casi specifici di utenti denunciati . Ha ricordato, per esempio, il pagamento di 8mila euro quale indennizzo versato da un tedesco nella cui cartella erano stati individuati 6mila file ritenuti illegali. Oppure i 17 danesi che hanno “patteggiato” una multa di circa 3mila euro a testa per evitare un procedimento legale che, invece, toccherà altri 24 loro concittadini.
I prossimi obiettivi delle major potrebbero anche includere il Giappone , paese che Berman ha descritto come “ad alto rischio”: il Giappone è il secondo mercato musicale del mondo dopo gli Stati Uniti e, nonostante il calo dei fenomeni di pirateria, secondo le major vi rimane altissima l’incidenza dell’illegalità, anche quella telematica. Come si ricorderà, peraltro, in Giappone si è di recente consumato il primo arresto per il P2P : nei guai è finito l’autore del software di sharing Winny .