Un amore spammatorio

Un amore spammatorio

di P. Carnera - Accumunati dal culto per il cattivo gusto, spammer e untori condividono da tempo lo stesso letto e lo stesso bagno. E ora si scambiano pure le saponette
di P. Carnera - Accumunati dal culto per il cattivo gusto, spammer e untori condividono da tempo lo stesso letto e lo stesso bagno. E ora si scambiano pure le saponette


Roma – Un tempo venivano considerati due mondi a parte ma da più di un anno untori telematici e spammer professionisti hanno scoperto un’attrazione fatale. La ricetta di un amore che sta sbocciando è presto detta, anche perché gli ingredienti sono già tutti disponibili.

Il primo di questi è l’obiettivo. Tanto chi diffonde virus quanto chi produce spam vuole riuscire a colpire il maggior numero possibile di indifese pecorelle, ossia i beneamati utenti Internet. Per farlo, e questo è il secondo ingrediente, è pronto ad utilizzare qualsiasi tecnologia disponibile e, terzo ingrediente, a sprofondare così tanto nel cattivo gusto e nel crimine da farne il proprio elemento costitutivo. Il quarto ingrediente, evidentemente, è la disponibilità su Internet di un gregge di cui non si vedono i confini tanto è vasto, le cui pecorelle sono accumunate, e siamo al quinto elemento, dall’uso di uno stesso sistema operativo, cosa che rende più facile studiare, pianificare e montare attacchi informatici di ogni tipo.

Ma il motivo per cui questi ingredienti si fondono così bene negli escrementi di queste attività monocolori sta nel fatto che i sistemi di attacco sviluppati da untori e spammer si assomigliano sempre più. Anzi, poiché questi due generi di soggetti condividono la stessa ritirata, le tecniche espulse dall’uno e dall’altro finiscono per inquinare lo stesso fiume. Non sorprende dunque che alla clamorosa rassomiglianza tra untori e spammer oggi coincida anche l’identità delle tecnologie e dei colori utilizzati per abbruttire la rete.

Se vi sono, mi dicono che ci sono e certo ci saranno, virus writer che assomigliano più a ricercatori che ad untori, invece i diffusori di infezioni telematiche sono pronti a plasmare alla bisogna l’idea di chiunque altro, partendo appunto dagli spammer, come per esempio trasformare un PC in un nodo spara-virus sfruttando un bel trojan piazzato nel punto giusto. A quel punto il PC, come già accade con lo spam, inizia a spedire nuovi trojan a destra e a manca, sui sistemini da chat o via email, eseguendo port scanning a raffica e insinuandosi nei computer meno difesi. Se si aggiunge che molti PC sono connessi a banda larga si capisce quale sia la potenza di unzione collettiva ormai raggiunta.

Qualche ora fa al di là della Manica una società antivirus nota come MessageLabs ha avvertito che qualcuno appartenente alle caste più abiette tra gli smanettoni avrebbe messo in linea ottenendo un discreto successo proprio un trojan sparatrojan. Al di là delle evocazioni suscitate dal nome della tecnologia utilizzata, Demonize-T , come viene chiamato tale codicillo, in meno di 24 ore sarebbe riuscito a infilarsi in migliaia di email. Questo software inquinatore inonda le mailbox degli utenti allo stesso modo e sfruttando le stesse routine adottate dagli spammer (che da anni ricordano agli utenti Internet giorno per giorno quanto varia sia la natura umana).

Inutile nasconderselo, la posta elettronica va a rotoli perché la feccia, si sa, ha la capacità di prodursi in tali e sguaiati urli da offendere anche le orecchie meno sensibili della brava gente, costretta ad assistere impotente alle loro volgari scorribande. Ci dicono che Yahoo! e Microsoft e tanti altri lavorino assiduamente su nuovi sistemi antispam, che un modo o forse più di uno per salvare l’email esista davvero. Ci credo, ci spero ma non prendetevela se non lascio su queste frequentatissime pagine il mio indirizzo: è piccolo, è nascosto e, per ora, ignoto ai cultori del cattivo gusto.

P. Carnera

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Pubblicato il 11 giu 2004
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