Roma – Sono molteplici gli aspetti considerati decisamente inquietanti di una bozza di trattato internazionale sul quale stanno lavorando gli esperti del WIPO , l’Organizzazione mondiale della Proprietà intellettuale. Una bozza sulla quale è già piovuta la scomunica di IP Justice , il gruppo che si batte per le libertà digitali che in queste ore sta allertando mezzo mondo su quello che cuoce a Ginevra, sede del WIPO.
La prima bozza di trattato (disponibile qui in formato.doc) prevede alcune disposizioni che ricordano da vicino il contestatissimo DMCA americano, il Digital Millennium Copyright Act . Normative come il divieto di creare tecnologie capaci di bypassare le protezioni tecnologiche poste sulla trasmissione di segnali diffusi dalle emittenti.
“Una delle proposte – spiega IP Justice – mette fuorilegge qualsiasi device che possa consentire a qualcuno di decifrare un segnale cifrato senza permesso. Un divieto talmente ampio da mettere al bando anche personal computer e informazioni scientifiche sulle tecnologie di trasmissione”. “Inoltre – continua IP Justice – tutti i dispositivi media dovrebbero obbedire a restrizioni d’uso encodate nei segnali televisivi trasmessi dalle emittenti, riducendo così ulteriormente il fair use”.
Tutto qui? No. Il punto focale di quello che potrebbe diventare un trattato internazionale, infatti, intende estendere a 50 anni il copyright su quanto trasmesso, vale a dire molto più di quanto previsto dall’attuale Trattato di Roma , che consente ai paesi di decidere una protezione non superiore ai 20 anni.
Del trattato si è discusso negli ultimi tre giorni a Ginevra, in occasione della riunione dello Standing Committee on Copyrights and Related Rights del WIPO e IP Justice lo ha bollato come un tentativo di “aprire una backdoor per ampliare all’infinito le protezioni del copyright, consentendo alle società di diffondere materiale al pubblico e controllare l’uso della programmazione di pubblico dominio”.
L’idea del Trattato riguarda anche Internet in quanto mira a regolamentare il modo in cui vengono diffuse le trasmissioni, “equiparando – afferma IP Justice – il netizen che diffonde informazioni online ad emittenti professionali che commettono atti di pirateria”.
Un’analisi complessiva della bozza svolta da IP Justice è disponibile sul sito dedicato mentre a questo indirizzo si trovano le 10 migliori ragioni per bocciare la proposta del WIPO.