Roma – Da noi se ne parla poco eppure la reazione anti-censura di molte biblioteche americane dovrà far riflettere anche l’Europa e l’Italia , dove il mestiere di chi amministra la cultura, la organizza e la presta in giro diventa di mese in mese più difficile.
Fatto è che Associated Press in queste ore ha confermato una notizia secondo cui molte biblioteche del New Hampshire preferiscono rifiutare fondi federali pur di conservare la libertà di navigazione dalle postazioni Internet che offrono ai propri visitatori. Accettare la censura è, come qualcuno ricorderà, la condizione posta da Washington per l’assegnazione di quei pur così importanti dobloni: chi non filtra Internet non vede un dollaro.
Trascurata in Italia, la grande guerra della censura che si è consumata negli Stati Uniti a colpi di leggi, appelli, ricorsi alla Corte Suprema , trova ora nella risposta dei bibliotecari il più valente esempio del DNA delle istituzioni culturali americane, semplicemente incapaci di digerire interferenze censorie.
La profonda avversione dei bibliotecari a quella che ritengono una ingiusta intrusione dello stato-papà-tutore-padrone nella vita delle istituzioni culturali americane è ulteriormente sottolineata dal fatto che i dollari di cui si sta parlando non sono bruscolini. In tutto, infatti, il Governo americano stanzia tre miliardi di dollari l’anno come compensazione alle biblioteche che installano postazioni Internet, oggi comprensive di filtri antiporno-antiviolenza-antitutto.
A spingere ad una sana e salutare rivolta è stata la New Hampshire Library Association , secondo cui i filtri voluti dal Governo bloccano anche informazioni utili e importanti, da quelle sui tumori al seno a quelle sulle malattie sessualmente trasmissibili e persino siti del tutto estranei, come alcuni siti sportivi. Il tutto in un quadro che offre un falso, e dunque pernicioso, senso di sicurezza all’utente
Non sono obiezioni nuove. Sono le obiezioni che nascono dal buon senso di chi il mestiere di bibliotecario lo fa da sempre, che è abituato a metterci un occhio in più quando chi usa Internet è un minore, se già non ci pensano i genitori. Persone che sanno gestire con discrezione e professionalità una tipologia di accesso alla rete che ha reso gli Stati Uniti, per quasi un decennio, il paese in cui più veloce è stata la crescita degli utenti Internet.
La battaglia delle biblioteche americane è tutt’altro che secondaria. Serve a ricordare che si può contrastare quella cappa censoria che da tempo si è abbattuta sulla rete, serve a sottolineare che tenere la rotta significa tutelare il libero flusso delle informazioni e la responsabilità individuale. Una rotta su cui navigano insegnamenti di cui c’è davvero gran bisogno anche da questa parte dell’Atlantico.