Monaco di Baviera (Germania) – Il piano per la migrazione a Linux annunciato lo scorso anno dal consiglio comunale di Monaco di Baviera, e acclamato dalla comunità open source come una delle più importanti affermazioni del Pinguino, è stato approvato in via definitiva grazie al voto di tutte le forze politiche della città ad eccezione della CSU, il partito conservatore che in Bavaria detiene la maggioranza (Monaco rappresenta un’eccezione).
Con questa decisione, che sottende un investimento di circa 35 milioni di euro, la città tedesca avvierà una transizione che, nell’arco di circa quattro anni, porterà Linux e altri software open source a girare su circa 14.000 computer desktop ed un imprecisato numero di server e notebook.
Il piano, noto con il nome di LiMux, verrà attuato in tre diverse fasi: la prima, che partirà nei prossimi mesi, vedrà l’installazione di OpenOffice e Mozilla come alternative, sui sistemi con Windows NT, a MS Office e Internet Explorer; la seconda, che dovrebbe compiersi fra il 2005 e il 2006, vedrà la sostituzione di Windows con Linux su tutti i computer desktop; la terza fase, infine, avrà il compito di uniformare la quasi totalità dei sistemi informatici dell’amministrazione, inclusi i server, sulla piattaforma open source. La giunta prevede di terminare il processo di migrazione per il 2008.
Fra le società destinate ad aver un ruolo di primo piano nel megaprogetto tedesco vi sono Novell e IBM: la prima fornirà, fra le altre cose, il sistema operativo desktop SuSE Linux, mentre la seconda collaborerà alla creazione della nuova rete di server.
I consiglieri del comune di Monaco hanno tuttavia sottolineato l’intenzione di coinvolgere nel progetto un grande numero di società minori, in special modo bavaresi: lo scopo è quello di favorire lo sviluppo dell’economia locale e, nello stesso tempo, “evitare che si rimpiazzi un monopolista – si legge in un comunicato diffuso dalla città di Monaco – con un altro colosso mondiale”.
La CSU ha promesso una ferma opposizione alle strategie pro open source della maggioranza. Secondo il partito conservatore, infatti, il software scritto da “programmatori a tempo perso” rischia di distruggere l’economia di Monaco legata all’informatica: in questa città, che è la terza più grande della Germania, risiedono infatti numerose aziende del settore (fra cui anche la filiale di Microsoft). I dirigenti CSU temono inoltre che la formazione degli impiegati all’uso dei nuovi software richiederà risorse eccessive, sia economiche che di tempo.
Questa preoccupazione è in parte condivisa anche da alcuni di coloro, come la social democratica Christine Strobl, che hanno votato a favore del piano. In un comunicato la Strobl ha ammesso che il processo di migrazione sarà tutt’altro che facile, in particolare per quel che riguarda l’integrazione di Linux e degli altri software open source con le applicazioni gestionali utilizzate dalla pubblica amministrazione: molte di queste applicazioni, ha spiegato la rappresentante politica, sono state scritte da piccole società che hanno poca o nessuna esperienza con Linux.
“Nonostante questo – ha poi aggiunto la Strobl – non è possibile ignorare i grandi benefici apportati dal software open source. Pertanto, la transizione a Linux è la nostra priorità”.
Fra le città europee che stanno seguendo le orme del Comune di Monaco c’è Bergen, un importante porto norvegese che proprio negli scorsi giorni ha annunciato la decisione di rimpiazzare la propria base di sistemi Windows e Unix con macchine Linux. Il piano di migrazione di Bergen ha tuttavia proporzioni assai più modeste di quello messo in atto dalla provincia bavarese, e riguarderà circa una ventina di database amministrativi e, più avanti, un centinaio di server scolastici.