San Diego (USA) – Il modello open source continua ad essere la musa ispiratrice di quell’iniziativa, nota come Shared Source , con cui Microsoft sta tentando di contrastare l’ascesa di Linux. E’ con occhio puntato alle licenze open source, infatti, che il gigante di Redmond ha varato un nuovo programma di licensing che accompagnerà Windows CE 5.0 , nuova versione del proprio sistema operativo embedded.
In base ai nuovi termini, tutti coloro che dispongono di licenza Windows CE potranno vendere prodotti basati su modifiche apportate al codice sorgente del sistema operativo di Microsoft , un’opportunità in precedenza accordata solo ad un selezionato numero di produttori di dispositivi e di chip. Ma la più grande novità è data dal fatto che, per la prima volta, i licenziatari possono conservare la proprietà del codice derivato senza sottostare all’obbligo di condividerlo con Microsoft e i suoi partner.
“Crediamo che la possibilità di vendere prodotti derivati, senza alcun obbligo di condividere le personalizzazioni al codice, costituirà una forte attrattiva per i produttori di device: questi, infatti, vogliono conservare i diritti (sul codice modificato, NdR) per avere un vantaggio competitivo sui concorrenti”, ha dichiarato Ya-Qin Zhang, corporate vice president della Mobile and Embedded Devices Division di Microsoft.
Il nuovo modello di licenza rappresenta un’evoluzione del programma Shared Source Premium introdotto dal big di Redmond circa un anno fa: questo prevedeva che un selezionato numero di partner potesse commercializzare le modifiche al codice di Windows CE insieme ai propri dispositivi, a patto però di condividere tali modifiche con Microsoft.
Anche se il codice di Windows CE 5.0 potrà essere scaricato gratuitamente dal Web, i produttori che vorranno vendere le proprie modifiche al software dovranno acquistare una licenza run-time.
La possibilità di modificare e ridistribuire a fini commerciali il codice sorgente di Windows CE rimane soggetta a precise restrizioni , le stesse che delimitano ancora in modo netto il confine fra la una licenza Shared Source e una open source. Non è ad esempio possibile utilizzare il codice di Windows CE per costruire un nuovo sistema operativo, integrarne delle sue parti in altri prodotti o, più in generale, farne usi non espressamente previsti dalla licenza di Microsoft.
Il gigante guidato da Bill Gates conta di mettere a disposizione dei propri clienti oltre 2,5 milioni di linee del codice di Windows CE 5.0, pari a circa il 60-70% dell’intero sistema operativo: queste includono kernel, interfaccia grafica utente, file-system, driver di periferica e server Web.
Il colosso afferma che, ad oggi, sono oltre 250.000 gli sviluppatori di hardware e software embedded che hanno scaricato il codice shared source di Windows CE.
Dopo il mercato dei server, quello dei dispositivi embedded è il settore in cui Linux ha incontrato maggiore successo, in buona parte derivato dalla possibilità, per i produttori, di modificarne a piacimento il codice adattandolo alle proprie esigenze. La mossa di Microsoft riflette in modo chiaro la volontà del colosso di combattere il software open source , e in primo luogo Linux, con alcune delle stesse armi dell’avversario. Una mossa accompagnata anche da uno sforzo, questa volta di natura tecnica, mirato a rendere Windows CE un sistema altrettanto flessibile e modulare di Linux. In questa strategia rientra anche il rilascio, lo scorso anno, della licenza Windows CE Core , che consente ai produttori di assumere in licenza un sottoinsieme del sistema operativo pensato per i dispositivi elettronici più economici o con limitate risorse hardware, come player MP3 e fotocamere digitali.
Windows CE, alla base della piattaforma Windows Mobile (che comprende Pocket PC e Smartphone), è un sistema operativo real-time rivolto ad una vasta gamma di dispositivi, tra cui gateway, controlli industriali, computer palmari, set-top box, telefoni VoIP e thin client. La nuova versione 5.0, che entrerà in produzione il 9 luglio, promette migliorie alle performance di rete, il supporto ad una versione mobile delle Direct 3D, una più ampia base di driver di periferica e l’integrazione di una tecnologia per monitorare le prestazioni di un sistema da remoto.