Pedoporno, vai con l'adescamento web

Pedoporno, vai con l'adescamento web

di Gilberto Mondi - Le autorità texane e australiane avallano le imprese sotto copertura di novelli cybercop, che si fingono incuriositi minori per incastrare e arrestare cyberpedofili. Meno male
di Gilberto Mondi - Le autorità texane e australiane avallano le imprese sotto copertura di novelli cybercop, che si fingono incuriositi minori per incastrare e arrestare cyberpedofili. Meno male


Roma – Si attrezzano i nemici della perversione pedofila, patologia tanto grave quanto pericolosa per la sicurezza dei bambini. Le forze dell’ordine texane, tra le prime a rincorrere sulla rete chi indugiava già anni fa nello scaricare fotografie di abusi, hanno avuto il via libera all’adescamento dei potenziali malfattori.

È stata la polizia texana ancora prima dell’FBI a rilasciare sui newsgroup della gerarchia alt.binaries.pictures.eccetera ancora nel 1994-1995 avvisi ai naviganti che suonavano più o meno così: “Non pubblicate né scaricate foto pedopornografiche”, “Su questo gruppo sono presenti immagini illecite, attenzione vietato scaricarle”, “Possiamo rintracciare chi scarica foto illegali”.

Ora questi cybercop di lungo corso hanno messo a punto un pulmino cacciapedofili . Si tratta di una unità mobile equipaggiata con dispositivi informatici di primo livello e utilizzata per individuare e beccare chi utilizza le chat per adescare bambini e minori. Gira nelle aree rurali del Texas dove la polizia locale non dispone di certi mezzi.

In realtà i bambini e i minori che si fanno trovare dai pedofili in rete non sono né bambini né minori, sono poliziotti texani capaci di spacciarsi per giovanissime ragazzine di 13 o 14 anni. Una trappola telematica , insomma, per chi cede ad istinti bestiali che sono puniti severamente in Texas e in tutti gli Stati Uniti.

Il pulmino, ufficialmente ribattezzato laboratorio mobile , ha già dimostrato di poter funzionare. Nei giorni scorsi sette texani sono stati arrestati per aver progettato incontri sessuali con vittime di 13 o 14 anni che si erano dimostrate disponibili: i poliziotti appunto. Similmente a quanto accadeva talvolta nei gabinetti pubblici inglesi, dove un tempo poliziotti sotto copertura tentavano i gay per poterli arrestare, i cybercop texani rispettano in toto la legge che consente loro di mettere agli arresti un individuo che ha espresso una intenzione, senza importunare una bambina o un minore ma chattando con un poliziotto sotto copertura.

L’idea, dunque, è che grazie alla rete sia possibile scovare non tanto chi ha commesso un abuso, cosa che naturalmente può avvenire solo a posteriori, ma individuare chi potrebbe commetterlo . Cose che, mi dicono, accadrebbero anche in Italia e che in questi giorni anche l’Australia si appresta ad autorizzare.

Sui sette arrestati pendono capi di imputazione quali la tentata aggressione sessuale a minore o la tentata aggressione aggravata. Reati per i quali è prevista la galera .

Se la pedofilia può essere considerata alla stregua di una malattia della quale si può, anzi si deve, dibattere, l’abuso pedofilo suscita una reazione inevitabilmente totalizzante perché tutti si vorrebbe farlo scomparire dalla faccia della Terra. I toni diventano altri, dibatterne è sempre molto difficile e combattere legislazioni assurdamente repressive viene persino percepito come un atto di complicità.

Io non so se sia possibile scovare tutti gli utenti Internet che potrebbero voler abusare di un minore, né se ciò sia effettivamente utile a proteggere i più piccoli, ma ho come l’impressione che non sia questa la strada da seguire. Ho la sensazione che perseguire penalmente una intenzione , perdipiù provocata da un poliziotto, voglia dire infilarsi in un vicolo cieco.

Gilberto Mondi

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Pubblicato il
29 giu 2004
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