Roma – Gentile Redazione,
ho letto con vivo interesse l?articolo apparso ieri sul vostro portale riguardo al pronunciamento del TAR del Lazio in merito alla promozione Vola con Internet abbinato alla certificazione ECDL. Mi sono poi soffermato sul forum correlato e devo far notare che le argomentazioni esposte mi hanno lasciato molto perplesso. Per quanto animate da buona fede temo che in parte scaturiscano da informazioni erronee.
Faccio alcune premesse che non hanno alcuna intenzione di vantare meriti ma hanno il solo scopo di rassicurare che le mie riflessioni sono puramente frutto di esperienze dirette.
Lavoro da diversi anni nel campo dell’ICT, con un passato da dipendente di aziende operanti nel settore e con la veste attuale di libero professionista e consulente informatico. Sono docente di Informatica e Sistemi di Elaborazione presso una scuola superiore e ho svolto per alcuni anni il ruolo di esaminatore EDCL così come attualmente ricopro il ruolo di responsabile del Test Center ECDL presso l’istituto dove insegno
Permettetemi dunque di tentare fare un poco di chiarezza in materia.
Non ha alcun senso pensare alla Patente Europea per il Computer come una trappola per gli utenti dagli alti costi e dalle false promesse.
La sigla ECDL non deve essere necessariamente ed indissolubilmente accomunata, come troppe volte invece accade, a costosi corsi in cui si tenta di insegnare l’uso del PC, fornendo magari poche informazioni elementari ed approssimative, con l?intento di spillare denaro ai malcapitati.
È una semplice certificazione che si ottiene superando sette test inerenti a diversi aspetti dell’Informatica (Concetti di base, elaborazione testi, gestione fogli elettronici, utilizzo dei servizi di rete Internet etc. etc.). Nessuno è obbligato in teoria a frequentare corsi, ad acquistare costosi personal computer o a partecipare a insidiose campagne promozionali. Si deve soltanto sostenere il costo della certificazione che tutto sommato non è neanche così ingente, se paragonato ad altri beni o servizi
Non ricadiamo anche qui nell’errore di coloro che prima vanno dal mago per risolvere i propri problemi e poi in questura a dire di essere stati raggirati.
Ognuno è libero di conseguire la preparazione necessaria nel modo che ritiene più opportuno. Resta un punto fermo che comunque una preparazione di base la si deve avere se si vuol affrontare il percorso di certificazione in maniera agevole.
Come docente, ad esempio, ho scelto di allineare i contenuti dei corsi di informatica del primo e secondo anno con le conoscenze richieste per conseguire la certificazione e così ho visto fare a molti miei colleghi.
Ma nessuno di noi lo ha fatto con l’intento di “propagandare” l’iniziativa europea a sfavore di altre tipologie di certificazioni del settore, o fare un addirittura favore a Bill Gates come alcuni sostengono.
È perché abbiamo ritenuto che oggigiorno, in un qualunque ambito lavorativo o di studio, una persona abbia il diritto di sapere come archiviare i dati in un PC, utilizzare programmi, scrivere un lettera, fare “due conti” in un ambiente strutturato, cercarsi un’informazione sulla rete o inviare una e-mail in maniera, concedetemelo, se non proprio da manuale almeno semplice. E questa è in fondo l?unica valenza da dare alla certificazione ECDL.
Se poi qualcuno dei miei studenti ha ritenuto opportuno conseguire la certificazione, magari per il solo gusto di mettersi alla prova, senza velleità occupazionali o presunti punteggi aggiuntivi in sede di concorsi, non può avere il mio biasimo.
Come esaminatore ho assistito a decine di test e devo dire che una delle differenze tra coloro che credono si saper usare un PC e coloro che lo sanno usare veramente è che spesso ai primi è mancata la verifica sul campo.
È vero che su ECDL in questi anni è stata fatta poca chiarezza, che forse alcuni vi hanno speculato sopra, che l’hanno erroneamente associata a migliori prospettive di lavoro ma, per quel poco che ho potuto osservare durante le mie esperienze lavorative, qualora fossi un imprenditore e avessi bisogno di assumere un dipendente da collocare in ufficio per mansioni amministrative, tra un curriculum in cui è scritto “buone conoscenze sull’uso del computer e dei pacchetti di office automation” e uno con scritto semplicemente “certificato ECDL” ebbene qualche legittimo dubbio di scelta su chi ascoltare prima me lo porrei.
Altrimenti qualcuno mi spieghi perché tutte le volte che la Polizia Stradale mi ha fermato mi è stato chiesto di esibire la patente e non semplicemente: “lei sa guidare, vero?”.
Credo che ECDL rimanga un valido tentativo a livello europeo di fare chiarezza, di uniformare un insieme di conoscenze di base, di permettere a chi lo volesse di presentarsi in un certo modo in ambito lavorativo.
Concordo con chiunque dica che non basta la laurea in medicina a fare il bravo medico o il diploma il competente geometra ma da una base bisogna pur partire!
Un’altra grave imprecisione poi è quella di accomunare la certificazione ECDL, denigrandola, ad un oscuro disegno di monopolizzare ancor di più i prodotti di casa Microsoft. Non esprimo giudizi di merito sull?iniziativa del Ministero per l?Innovazione Tecnologica ma sicuramente poteva costituire, in un clima di crisi economica generalizzata, un piccolo aiuto per ragazzi e ragazze che intendevano avvicinarsi a questo mondo.
Chi ha gridato allo scandalo per l?iniziativa in difesa della libera concorrenza, nel maldestro tentativo di volersi difendere da un?ipotetica accresciuta monopolizzazione di un marchio, forse non si è reso conto di aver ottenuto l?effetto esattamente contrario.
Non si è voluto tener conto che almeno l?ECDL nasce sotto l?egida di quella comunità europea di cui tutti noi vogliamo sentirci fieri di appartenervi.
Mi sembra tanto il buffo problema del “se è nato prima l’uovo o la gallina”. Microsoft era una realtà a livello mondiale ancor prima che qualcuno osasse solamente pensare all’ipotesi di una patente europea per il computer.
Non credo sia giusto imputare a Bill Gates tutte le colpe se in questi anni nessuno a livello mondiale ha saputo fare di meglio in termini di imprenditorialità, marketing ed innovazione.
Forse, primo caso unico nella storia dell?economia, siamo di fronte ad un regime di monopolio non imposto dall?alto ed in maniera coercitiva ma suffragato da un consenso di massa generalizzato, frutto di tutte quelle persone come me e voi che ogni giorno, davanti ad una scrivania, hanno bisogno di un computer che sia semplice da utilizzare.
A parte che il sistema di certificazione ECDL permette l’utilizzo anche di altri programmi non di produzione Microsoft ma il problema della “Microsoft dipendenza”, se realmente esiste, è ancora più radicato e complesso.
L’ECDL si è dovuta allineare ad uno standard di fatto, già presente in ambito aziendale e scolastico.
Non mi hanno mai chiesto se sapessi usare un programma di video-scrittura; mi hanno sempre chiesto se sapessi usare Word. E se io chiedessi a voi: sapete usare un Database Manager System, volgarmente detto DBMS? Non impazzite, vi ho chiesto semplicemente se sapete utilizzare Access.
Nel forum ho potuto leggere slogan inneggianti al mondo Linux, all’Open Source, all’assioma prodotti Microsoft = prodotti di bassa qualità. Come professionista del mondo ICT trovo simili acclamazioni piuttosto irritanti. Mi sembrano più affermazioni da bar dello sport. Non conosco a fondo il ?mondo Linux? e non voglio dare giudizi che non siano fondati. Sicuramente saranno ottimi prodotti.
Conosco bene il mondo Microsoft di cui ho apprezzato i meriti e subito i difetti ma una cosa è certa: mi permettono ogni giorno di lavorare con un ragionevole bilancio di costi/benefici. I prodotti Microsoft non sono perfetti ma esistono, in questo campo, software o sistemi operativi che non si piantano mai, che non hanno bachi?
Ho un’idea un poco forte in merito e concedetemi di esporla, almeno con il beneficio d?inventario.
Credo che i prodotti Microsoft, sopratutto a livello di sistemi operativi lato server, abbiano pagato lo scotto di una eccessiva facilità d’uso ed installazione, consentendo a pseudo-sistemisti di “vendere” una certa professionalità non rispondente alle reali esigenze delle aziende o alla reale competenza che l?ottimizzazione di tali sistemi richiedeva. L’approccio al mondo Linux è sicuramente diverso, certamente impone cautela e questo non può che contribuire in maniera positiva alle doti del sistema stesso, reali o presunte che siano.
Ma c’è una cosa che trovo francamente sconcertante.
La presunzione di coloro che tessono le lodi del mondo Linux solo in base al fatto che è praticamente gratuito! Open Source vuol dire letteralmente “codice aperto” e non ?è tutto gratis?. E? una filosofia di implementazione e non uno slogan pubblicitario da mercatino rionale. Vuol dire che il codice sorgente dell’applicazione è reso disponibile per coloro che volendo, e sopratutto potendo per conoscenza e competenza, siano in condizione di modificarlo, adattarlo alle proprie esigenze, migliorarlo.
Ma deve essere una scelta consapevole.
Se una qualunque azienda che, impiegando mezzi, uomini, tempo e denaro per sviluppare un software capace di risolvere un problema o aumentare la produttività di altre aziende, ne chiede poi in cambio un ricavo economico non mi sembra corretto biasimarla.
Ci sono ottimi programmi gratuiti così come ottimi programmi che richiedono un costo per l’utilizzo. Sta a noi scegliere quale adottare.
Ma assegnare meriti in più a prodotti solo perché non hanno un costo, almeno reale, sul mercato mi sembra una scelta, se non proprio discutibile, alquanto superficiale.
Io la lavatrice freeware non l’ho mai vista e se prima di portarne una a casa non passavo alla cassa, a casa potevano tranquillamente continuare a lavare i panni a mano. Eppure nessuno si lamenta….. che i programmi abbiano meno dignità o utilità delle lavatrici, non siano comunque frutto di ingegno, lavoro e risorse?
Oppure il programmatore bravo è solo quello che programma gratuitamente, quasi fosse un nuovo benefattore dell?umanità.
Ricordatevi: non esistono uomini perfetti, solo intenzioni perfette.
Cordialmente
Ing. Claudio T.