Roma – Gli specialisti occupati nell’ICT nel 2003 sono cresciuti dell’1,5 per cento rispetto all’anno precedente ma è una crescita che coincide con l’aumento delle occupazioni occasionali e la contrazione dei contratti a tempo indeterminato. Questi alcuni dei dati raccontati dal rapporto 2004 Occupazione e formazione nell’ICT che ieri è stato presentato da Federcomin, Anasin ed Assinform, che lo hanno realizzato insieme a AIIP, Clusit, Fedoweb e FRT.
In particolare i dati raccolti dimostrano che gli addetti a tempo parziale, oggi circa 30mila persone , stanno aumentando rapidamente e nel 2003 rispetto al 2002 si è registrata una crescita del 36,4 per cento, mentre sono comunque 578mila gli addetti a tempo pieno. Considerando anche gli operatori ICT delle imprese utenti, ossia di quelle che usano la tecnologia ma appartengono ad altri comparti produttivi, la ricerca parla di un totale di un milione di addetti , vale a dire più del 5 per cento della forza lavoro italiana. Anche nel settore delle imprese utenti i contratti ICT fanno segnare un aumento rapido degli occupati a tempo parziale, saliti del 40 per cento tra il 2002 e il 2003.
La ricerca, svolta assieme all’Università di Milano Bicocca, Unioncamere e NetConsulting, indica anche un aumento delle imprese ICT italiane (85.600 nel 2003 contro le 84.900 del 2002) e, tra queste, una crescita del 5,1 per cento nelle “situazioni di criticità”, ovvero casi in cui le imprese si trovano in liquidazione, sospensione o fallimento . A fronte di questo dato sono comunque 28.000 le imprese ICT strutturate e con addetti con una presenza significativa delle società di capitali. “Un segno – spiegano gli esperti – di solidità del comparto, nonostante una criticità crescente”.
Nel mondo del lavoro, lo studio individua power user e generic user delle nuove tecnologie. I primi, coloro che utilizzano più applicazioni in modo autonomo ed avanzato, sono ormai 4 milioni di persone, un dato pressoché identico a quello registrato nell’ultimo biennio. I secondi, che usano esclusivamente strumenti necessari alla loro attività, sono aumentati del 2 per cento, sfiorando quota 7 milioni.
Da segnalare però che aumenta la formazione per i generic user mentre diminuisce quella per i power user.
Accanto a queste categoria galleggia quella dei no user , ossia lavoratori che non usano tecnologie, aumentati dal 2001 ogni anno di circa l’1,1 per cento e oggi oltre quota 4 milioni.
“La perdita di terreno dei Power User e la crescita dei No User – commentano gli esperti – evidenzia lo stato di sofferenza attuale delle imprese nel mantenere le competenze interne al passo con l’evoluzione tecnologica, ma anche le difficoltà di un Sistema Paese che non è ancora in grado di formare adeguatamente i dipendenti e di permettere alle loro competenze di crescere di pari passo con l’evoluzione tecnologica in atto”.
Il 2003 secondo lo studio è stato un anno di crisi per l’attività di formazione IT , che ha registrato un valore pari a 630 milioni di euro: in calo, rispetto al 2002, del 10,4 per cento.
All’interno delle aziende del campione analizzato per la realizzazione dello studio, le attività formative ICT si sono rivolte nel 46,6% dei casi agli specialisti ICT . Nel restante 53,4% le iniziative di formazione hanno riguardato tutti gli altri addetti aziendali, con la prevalenza, in quest’ambito, delle risorse che utilizzano in modo più o meno intenso l’informatica rispetto ai no user.
La contrazione degli investimenti in formazione è un altro elemento di preoccupazione secondo gli esperti, soprattutto perché si innesta in una fase di mercato contraddistinta da crescenti criticità nelle imprese e negli addetti del comparto. “E’ forte – spiegano gli autori dello studio – l’esigenza di una svolta, da parte delle istituzioni e delle stesse imprese, indirizzata a valorizzare gli aspetti formativi di tutte le risorse, quelle più generiche e quelle più avanzate, per il beneficio dell’intero sistema economico”.
Alberto Tripi , presidente Federcomin, vista l’importanza del settore per il mondo del lavoro, nel dibattito sulla Finanziaria ha tuonato: “Chiediamo con forza che l’innovazione diventi una priorità e che le poche risorse a disposizione siano indirizzate a sostenere le imprese che investono sull’intelligenza e sulla creatività”. Tripi afferma di guardare con preoccupazione alle “misure di riduzione degli incentivi per le imprese, annunciate nei giorni scorsi”.
Sulla stessa linea Franco Patini , presidente Anasin, secondo cui “con le difficoltà del periodo si sta perdendo occupazione pregiata e formazione nell’ICT, cioè si stanno perdendo competenze”. E questo porterà ad effetti pesanti: “La perdita di competenze, nella società della conoscenza, è come la distruzione di foreste per la natura”.
Secondo Pierfilippo Roggero , presidente Assinform, il quadro disegnato dallo studio è molto preoccupante “non solo per il nostro settore, ma per tutto il sistema economico nazionale”.