San Francisco (USA) – Una mazzata si è abbattuta nei giorni scorsi sul capo dei tanti sostenitori della libertà di sviluppo e ancora una volta la ragione risiede nella rigida applicazione del contestatissimo DMCA (Digital Millennium Copyright Act).
Un tribunale federale americano, secondo quanto riportato da Linux Electrons , ha infatti stabilito che costituisce una violazione di proprietà intellettuale realizzare un server videoludico free che interagisca con un server proprietario.
Il caso è quello noto che ha opposto la celebre casa di produzione Blizzard agli sviluppatori del server open source BnetD , che consente ai videogiocatori di utilizzare in modo alternativo i titoli prodotti da Blizzard, come Warcfraft , modalità di sfruttamento peraltro richieste a gran voce dai giocatori stessi.
Il giudice ( qui la sentenza in pdf) ha però dato ragione alle tesi di Blizzard secondo cui il server non solo viola il DMCA, in quanto per produrlo è stato fatto il reverse engineering dei sistemi della società, ma anche l’EULA, la licenza d’uso dei prodotti Blizzard.
La voce di quelli di BnetD è stata sostenuta in giudizio dagli avvocati della Electronic Frontier Foundation , di certo l’organizzazione che si è fin qui battuta più strenuamente per arginare gli effetti del DMCA. Secondo EFF il reverse engineering finalizzato alla sola produzione del server e non certo alla violazione del copyright non può essere sanzionato, una tesi che però non è piaciuta ai giudici, che sembrano considerare la tecnica di sviluppo in sé come un problema e non il suo risultato.
“I consumatori – hanno sostenuto i legali della EFF prima di annunciare che ricorreranno in appello – hanno il diritto di scegliere dove e quando intendono usare i prodotti che acquistano. Questa sentenza consente a Blizzard di forzarli ad usare i loro server che lo si voglia o meno. Le leggi sul copyright sono nate per promuovere la concorrenza e creare alternative, non per sopprimerle”.