e-Content, Vigevano è in errore

e-Content, Vigevano è in errore

Emmanuele Somma torna sulla Commissione contenuti e pirateria replicando al suo presidente: la FSF andava ascoltata eccome. Un' assenza che caratterizza la Commissione?
Emmanuele Somma torna sulla Commissione contenuti e pirateria replicando al suo presidente: la FSF andava ascoltata eccome. Un' assenza che caratterizza la Commissione?


Roma – Riceviamo e pubblichiamo una replica alla lettera di Paolo Vigevano , presidente della Commissione e-Content voluta dal ministro Stanca, relativa all’esclusione della Free Software Foundation Europe dai lavori della Commissione stessa

?E’ sicuramente lodevole una così pronta, pubblica, risposta. Ne va dato atto! Ma per quanto mi riguarda, la risposta alimenta piuttosto vasti dubbi e profonde perplessità sul risultato che c’è da attendersi dal lavoro della commissione eContent dopo l’esclusione della Free Software Foundation Europe.

Come chiaramente spiegato nella lettera di richiesta, e in quella pubblicata su Punto Informatico a cui il Presidente Vigevano ha fornito risposta , la FSF andava ascoltata non già come associazione di sostegno all’idea del software libero, ma come detentrice del copyright di una parte rilevante di contenuti attualmente pesantemente afflitti dalla Legge Urbani e certamente toccati da una eventuale legislazione sul campo del diritto d’autore (problematica specifica che, come ovvio, Assoli non ha neppure sfiorato), tra cui alcuni sistemi di condivisione praticamente ‘decretatì criminali.

Giova ricordare inoltre che la licenza GNU GPL realizzata dalla FSF, ad ampissima diffusione su Internet, non solo per il software ma persino per opere documentali ed addirittura audiovisive, “sovverte” (del tutto legalmente in tutto il mondo e almeno per ora anche in Italia, seppur già si profilano interpretazioni restrittive inaccettabili) il tradizionale uso del copyright per concedere facoltà agli utenti e non per privarne.

Questo consapevole uso del copyright non è garantito in tutta la legislazione che si è già realizzata in Italia, e appare gravemente minacciato in quella che si profila all’orizzonte. Per quanto risibile possa essere, si vorrebbe rendere il software libero di fatto illecito in Italia, o comunque soggetto a vincoli ed obblighi assolutamente impropri e iniqui, che renderebbero lo sviluppo di software “allo stato dell’arte” una pratica pseudo-illegale, deviante, clandestina, senz’altro impastoiata da obblighi burocratici che non hanno eguale in nessuna parte del mondo. Non basta affatto, come proposto da Assoli alla commissione eContent, l’esclusione del software libero dall’ambito di applicazione di questa legge: la sua produzione e la sua diffusione devono essere attivamente tutelate e garantite, una volta per tutte, dall’introduzione di bollini, patenti, brevetti, e simili altre amenità che ne renderebbero lo sviluppo individualmente rischioso e imprenditorialmente anti-economico. Vigevano, liberale di tradizione classica, capirà facile che qui la “mano invisibile” ci fa marameo, anzichenò!

La FSF, titolare dei diritti d’autore a differenza di Assoli, andava ascoltata alla stessa stregua dei tanti editori e produttori che pure sono sfilati in Commissione sia da soli che riuniti in ampie schiere per invocare nuove e più stringenti restrizioni per gli utenti.

Per l’unicità della propria situazione di detentore di un così vasto catalogo di software, valido anche nel panorama italiano, non poteva per nessuna ragione essere trascurata. È una grave colpa averlo fatto.

Ma ancora di più, è grave perchè oggi, fermo rimanendo il dettato della Legge Urbani, tutti i mirror di redistribuzione del software libero sono di fatto fuori dall’obbligo dell’apposizione dell’ idoneo avviso e alcuni dei propri programmi realizzano forme di condivisione esplicitamente non previste dalla legge eppure ampiamente utilizzate per la normale e legale distribuzione di software libero anche da istituzioni italiane ed estere. Né sembra ragionevole pensare di modificare il software e i protocolli per la distribuzione del software libero in tutto il mondo per seguire l’idiozia di quella legge.

Inoltre poiché una parte consistente di questo software ricade sotto l’esplicita titolarità della FSF questo significherebbe imporre una modifica nella filiera produttiva e ridistributiva costosa e inutile che -sia detto chiaramente- a sprezzo di qualsiasi pericolo legale io non consiglierei mai di adottare, né peraltro immagino otterrebbe un gran consenso dagli sviluppatori di altri paesi.

Piuttosto è il caso di valutare il consenso sulla chiusura unilaterale dei siti di ridistribuzione italiani, con tutto quello che significa, non già per gli utenti che potrebbero comunque ottenere quel software all’estero, ma per il prestigio di una nazione che “andrebbe al buio” informaticamente parlando, proprio quando il software libero cresce, anche in Italia, a ritmi superiori al 200% annuo.

Nel panorama delle audizioni per quanto se ne sa (il calendario non è stato pubblicato, mi sembra, e non mi è stato possibile trovarlo su Internet) vi si trova una evidentissima sproporzione a favore di un uso restrittivo del copyright che sfocia a volte in una vera e propria rapacità per non dire altro (#). Se -per quello che si sa- tutte le voci a favore di un copyright pro copyleft sono state compresse nella sola Assoli -senza nulla levare agli amici della storica compagine- o chissà forse nella mitica Caterina Caselli, allora la commissione non potrà avere che un quadro molto risicato di un panorama che, pur lavorandovi da quasi quindici anni, persino a me non è del tutto così evidente. Suppliranno, ne sono certo, le competenze personali del Presidente molto superiori alle mie capacità. Ma…

Vigevano può sicuramente trovare il cavillo che gli metta a posto la coscienza per l’esclusione della Free Software Foundation, e forse lo giustifichi nei confronti dei Ministri a cui riferisce, per una imparzialità che, nel caso, non pare abbia avuto forse perchè mal consigliato o pressato da ben più ‘pesantì realtà.

Sinceramente però a me non convince: l’esclusione della FSF Europe avviene prima per non ben precisati motivi organizzativi, poi – alle strette – solo oggi si scopre che ciò avviene perché al suo posto si invita una organizzazione associata.

Ma allora perchè invitare Microsoft e BSA, facendo parte la prima della seconda? Sarebbe certamente bastata la BSA, che da anni fa onestamente e bene il proprio mestiere, e se proprio si vuol risparmiar tempo, parla anche per altri produttori come Apple, IBM e altri? BSA, nel frattempo, ha peraltro conquistato molte simpatie anche nella comunità del software libero dopo qualche piccolo disguido iniziale .

Ammette il Presidente che se avesse invitato solo BSA e non Microsoft avrebbe mutilato il quadro che la commissione si stava costruendo? Ammette che le regole d’accesso abbiano lasciato molto a desiderare? Ma c’era una regola?

Delle due l’una: o Vigevano non è al corrente delle differenziazioni, anche sostanziali, che nel mondo della ridistribuzione libera di contenuti esistono (e sono pure evidenti), o le ha volutamente trascurate per semplificare un po’ il discorso.

In ambedue i casi tale comportamento è ampiamente insoddisfacente – soprattutto perchè concorre a stabilizzare l’idea che ormai (riducendosi al campo del software libero) laddove la superiorità tecnologica è un risultato chiaramente acquisito, rimane da superare l’intenso lavoro delle lobby in seno alle istituzioni che stanno generando sempre più spesso condizioni ostative allo sviluppo e alla distribuzione del software libero (si citino ad esempio normative come l’EUCD/DMCA, le norme sulla brevettazione del software e via dicendo). Vigevano implicitamente agevola questo lavoro di lobbying con questa inopportuna ed ingiustificabile esclusione. È sicuro, il Presidente, che tale trattamento abbia equamente riguardato tutti coloro che hanno proposto la propria presenza in Commissione?

Ma forse Vigevano è al corrente del fatto che questa commissione non avrà alcun influsso sulla legislazione e quindi ha reputato inutile far scomodare la sezione italiana della FSFE, occupata in ben altri e importanti impegni come -ad esempio- essere controparte di Microsoft nel processo Antitrust europeo. Quant’è strano però che le istituzioni europee si siano accorte della presenza in Italia dell’agguerrito nucleo della FSFE e il governo italiano no.

Per finire, se proprio vogliamo parlare di correttezza, visto che Catone-Vigevano ammannisce la propria piccola morale sul corretto giornalismo a Punto-Informatico e a Key4Biz, mi piacerebbe sapere se applica a se stesso i suoi sani ed encomiabili principi che sottoscrivo alla lettera.

Ad esempio, prima di invitare una associazione locale non sarebbe certo venuto in mente a nessuno di contattare direttamente la Free Software Foundation Europe, che è costituita e riconosciuta legalmente anche sul territorio italiano con tanto di soci, libri vidimati e atti dal notaio (uhm… anche questo è desumibile dal web, ben *prima* dell’elenco delle associazioni di sostegno).

Forse, se lo avesse fatto e avesse chiarito che l’avrebbe esclusa in presenza della prima, bé… le cose sarebbero andate differentemente.

Molti restano dell’idea che questa esclusione sia grave ed inopportuna, figlia dell’ottica localistica e miope che ha assunto la commissione nell’affrontare l’argomento, e nipote della cecità con cui il governo e l’opposizione hanno affrontato la questione della modifica della legge sul diritto d’autore, sulla base di pressioni tutt’altro che favorevoli ai cittadini.

Sappia Vigevano che il risultato della commissione e ulteriori leggi sull’argomento rischiano di innalzare ulteriori frontiere tra l’Italia e il resto del mondo, come oggi già esiste per l’obbligo del prodromo del bollino virtuale e della sostanziale criminalizzazione ex-ante dell’uso degli strumenti di condivisione.

Nutro però molte speranze -anche per la sua storia personale che non è certo una qualsiasi- sulla capacità di Vigevano di trovare la forza di comprimere un po’ lo spazio dedicato agli sfruttatori dell’immagine dei culetti delle letterine che copiosamente hanno assorbito il tempo dei commissari (mi dicono che qualcuno è sfilato persino numerose volte con differenti cappelli, alla faccia dell’unicità di luogo tempo e organizzazione decisa dalla commissione). Provi a far spazio a queste, meno amene ma non meno significative questioni, se di diritto d’autore si sta parlando in quella commissione. Se d’altro, allora… va bene così.

Io non posso che assicurargli che nessun altro avrà sollevato e solleverà questi temi per cui la Free Software Foundation si batte, non da ier mattina, costruendo grazie ad un impegno individuale e condiviso, nella pratica quotidiana di un intenso lavoro di programmazione gli strumenti per dar corpo alle proprie idee.

Nessun altro.?

Emmanuele Somma
Fondatore e Direttore di Linux Magazine

(c) 2004, Emmanuele “exedre” Somma ( http://www.exedre.org )
Copie letterali della presente lettera sono sempre permesse in ogni mezzo, purchè questa nota sia riportata

NOTA di PI : La pubblicazione della presente è stata segnalata al dott. Vigevano.

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Pubblicato il
18 ott 2004
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