Roma – Riceviamo e pubblichiamo una replica di NewGlobal.it alla lettera di Paolo Vigevano , presidente della Commissione e-Content voluta dal ministro Stanca, relativa alle scelte della Commissione stessa
Spett.le
Commissione interministeriale sui contenuti digitali nell’era di Internet
SEDE
Alla cortese attenzione del Presidente
Cons. Ing. Paolo Vigevano
Oggetto: Riscontro alla Vostra pregiatissima nota del 14 ottobre 2004, prot. n. 255/GAB/ST/04 – Replica alla comunicazione dell’ing. Paolo Vigevano del 15 ottobre 2004, pubblicata in pari data su Punto Informatico.
Egregio signor Presidente,
l’associazione Newglobal.it ha ricevuto la Sua nota privata del 14 ottobre ed ha letto il Suo chiarificatore – per alcuni aspetti illuminante – intervento pubblico del giorno successivo su Punto Informatico.
Salva ed impregiudicata ogni azione dinanzi al TAR del Lazio, intendiamo replicare brevemente, esponendo le nostre ragioni di dissenso rispetto alla linea metodologica – se così si può dire – assunta dalla Commissione.
1. Preliminarmente, onde evitare ogni possibile fraintendimento, intendiamo mettere subito in chiaro tre circostanze.
La lettera del 12 ottobre pubblicata su Punto Informatico non è una missiva individuale di Ettore Panella indirizzata alla Sua persona, ma una comunicazione ufficiale dell’associazione Newglobal.it alla Commissione da Lei presieduta. Ci riesce perciò difficile comprendere per quale motivo Lei abbia rivolto nei diretti confronti dello stesso Ettore Panella il Suo comunicato del 15 ottobre, visto per di più che, il giorno precedente, Lei stesso aveva scritto all’associazione.
In secondo luogo, l’associazione Newglobal.it è ben lieta di apprendere dalle Sue parole che la Free Software Foundation è stata debitamente ascoltata dalla Commissione. Ci scusiamo, perciò, per aver dato credito alle molte voci che circolavano in rete senza preventivamente verificare la loro fondatezza. È un errore che non abbiamo difficoltà a riconoscere, ma che – ci pare opportuno evidenziarlo – sarebbe stato facilmente evitabile con un pubblico ed accessibile calendario delle audizioni.
In terza battuta, confessiamo di essere rimasti sinceramente colpiti dal sigillo che Lei ha voluto apporre alla fine del Suo comunicato del 15 ottobre. Ce ne saremmo molto preoccupati ed avremmo sentito l’esigenza di rivolgerLe una parola di sdegno, se non fosse a tutti nota la Sua storia personale, che la pone al di sopra di ogni sospetto, per aver Lei fondato una delle più libere ed autorevoli voci dell’informazione italiana: Radio Radicale. Ma, si diceva, se non sapessimo questo, avremmo intravisto in quel sigillo, in quell’accusa mossa ai giornalisti che hanno gentilmente ospitato sia noi sia Lei, una becera manifestazione di censoria ed illiberale protervia. E, viste le garanzie costituzionali di cui ancora gode la Stampa, non avremmo compreso – come, in effetti, non comprendiamo – in quale ottica il direttore di un giornale avrebbe dovuto preventivamente chiedere il Suo – pur autorevolissimo – parere prima di pubblicare la nostra lettera. Se poi il servizio offerto da un giornale sia più o meno soddisfacente, signor Presidente, lasciamolo giudicare ai lettori, che sono certamente in grado di comprendere autonomamente la differenza tra la buona e la cattiva informazione.
2. Sul “questionario/capitolato”, al quale Lei così cortesemente ha voluto dare divulgazione, la posizione dell’associazione era stata già compiutamente espressa nella nostra nota del 12 ottobre u.s. e riteniamo ozioso esporla nuovamente. Il Suo intervento, tuttavia, presenta elementi tali di contraddittorietà, da meritare una particolare menzione, laddove Lei afferma che la Commissione avrebbe come obiettivo la preparazione di un intervento normativo che sarà poi sottoposto all’approvazione del Parlamento.
La ringraziamo per la precisazione, ma continuiamo a ritenere che non sia affatto questo il primario compito assegnato alla Commissione da Lei presieduta.
Tale convinzione nasce dal decreto che ha istituito la Commissione, da cui si evince chiaramente che essa ha due funzioni: quella di “condurre un’approfondita analisi” del mercato dei contenuti digitali e quella di elaborare una “proposta di iniziative, anche normative”, per promuovere la produzione e la promozione di contenuti digitali. Ci sembra evidentissimo che l’uso della congiunzione “anche” indica inequivocabilmente che la formulazione di una proposta normativa si ponga solo come obiettivo eventuale ed ulteriore rispetto agli altri. Perciò, quello che oggi Lei sbandiera come il compito della Commissione è, evidentemente, soltanto un suo obiettivo secondario ed eventuale.
La conferma della nostra opinione, strano a dirsi, ce l’ha fornita Lei stesso, il 10 luglio scorso, allorché ha comunicato alla Stampa che la Commissione aveva l’obiettivo di creare un sistema DRM e di definire uno standard di interoperabilità.
Altro che iniziative normative! Il vero e principale – per non dire esclusivo – compito della Commissione è lo svolgimento di una approfondita indagine conoscitiva al fine di studiare il DRM. E Lei, signor Presidente, saprà certamente che insigni giuristi, sia europei, sia statunitensi, hanno inteso l’acronimo DRM come Digital Restrictions Management: gestione digitale delle restrizioni… della libertà!
Restiamo, perciò, fermamente convinti che una vera e profonda indagine conoscitiva, una indagine che abbia davvero a cuore il superiore interesse del Paese, debba essere necessariamente condotta “a tutto campo” e non partendo da uno schema dato. E se mai uno schema deve esserci, questo non può mai costituire il punto di partenza di un’indagine, ma quello di approdo.
A meno che punto di partenza e di approdo non coincidano!
3. E passiamo al punctum dolens che ha scatenato questa bizzarra vicenda e cioè al diritto di ottenere l’accesso al calendario delle audizioni della Commissione. E sul punto vorremmo mettere in luce, signor Presidente, un aspetto che Lei – non se ne abbia a male – ha, forse, trascurato.
La Commissione ha il dovere di operare, come impone il decreto istitutivo, “previa audizione di rappresentanti di Amministrazioni ed Enti pubblici, nonché di Associazioni ed Organismi interessati”. Se un ufficio pubblico – una commissione ministeriale, ad esempio – ha un dovere, i cittadini e le loro associazioni hanno un legittimo interesse all’osservanza di questo dovere. Legittimo interesse che nel corso di una procedura amministrativa – di più: di alta amministrazione – si trasforma nel diritto a partecipare mediante audizione, ovvero mediante deposito di documenti e memorie.
La Commissione da Lei presieduta non ha negato che l’associazione Newglobal.it abbia questo interesse alla partecipazione, tanto che, nonostante tutto, ci ha invitato a depositare il nostro contributo. Ha negato, tuttavia, che l’associazione abbia diritto a sapere perché non sarà ascoltata e non le ha consentito di verificare in che modo si stanno svolgendo i lavori.
Questa sì – ci sia consentito – è un assurdità giuridica.
A noi sembra, infatti, logico che il diritto alla partecipazione vada inscindibilmente accoppiato a quello di libero accesso agli atti, essendo incontestabile che si può consapevolmente (ed utilmente) partecipare solo a patto di essere messi in grado di sapere come, dove e perché. E laddove ci venga impedita una piena partecipazione, affermando che il tempo stringe perché il carnet della Commissione è già fitto di impegni, dovremo pur aver modo di controllare se la Commissione ci stia legittimamente escludendo o meno. E l’unico modo per saperlo, signor Presidente, è esaminare questo carnet!
Anche questo ci è stato negato, offrendo – lo abbiamo visto poc’anzi – una agghiacciante spiegazione: il segreto d’ufficio sulle attività dirette all’emanazione di atti normativi. Ci dispiace, signor Presidente, ma la sua spiegazione fa letteralmente acqua.
Lei, se vuole, potrà certamente risponderci che le “associazioni interessate” non hanno alcun diritto di essere ascoltate, visto che la relativa decisione rientra nelle scelte discrezionali della Commissione.
E del resto è quello che ha già affermato a chiare lettere nella nota privata che ci ha cortesemente inviato.
Ma anche in questo caso abbiamo il dovere di dissentire con fermezza, giacché in uno stato di diritto il potere discrezionale dell’Esecutivo non corrisponde all’arbitrio dispotico ed insindacabile di un sovrano legibus solutus. Anche se ciò – lo comprendiamo appieno – potrà dispiacere a molti.
Sappia però, signor Presidente, che il diritto al “controllo democratico” della Commissione che viene negato a noi, Voi lo state negando agli stessi cittadini che saranno i destinatari ultimi della Vostra azione. E non dubitiamo che i cittadini, per questo, sapranno adeguatamente giudicarVi.
4. Pensiamo che questo confronto epistolare avrebbe potuto essere molto più fruttuoso e ci dispiace, signor Presidente, di aver approfittato del Suo tempo. Ma siamo fermamente convinti che se la Commissione avesse fornito un’adeguata risposta alle nostre richieste; se ci avesse consentito di esaminare il calendario delle audizioni; se, magari, dello stesso calendario fosse stata curata la pubblicazione sul sito del Ministero dell’innovazione; se fosse stata fatta una sola di queste cose, sarebbe stata quanto meno assicurata la piena trasparenza delle attività che Lei sta coordinando. E la Commissione avrebbe potuto sottrarsi ad ogni possibile accusa, ad ogni sospetto, alimentati dall’oscuro metodo del segreto d’ufficio e della insindacabile discrezionalità.
Viceversa, signor Presidente, Lei ha ritenuto di dover opporre alla nostra richiesta argomenti inconsistenti e pretestuosi, al solo fine di mantenere un ingiustificato, quanto inquietante, riserbo sull’intero lavoro di una Commissione.
Con osservanza
Ettore Panella
presidente dell’associazione Newglobal.it
NOTA di PI : Anche la replica di NewGlobal.it, come già quella di Emmanuele Somma , è stata segnalata all’ing. Vigevano.