Londra – Il dinamico, moderno e velocissimo mondo digitale più di quello cartaceo rischia di perdere la propria memoria storica e i propri percorsi. Questa è la sfida raccolta da una delle più prestigiose biblioteche del mondo, la British Library , che intende trovare una sua via alla conservazione dei bit , almeno di quelli che contano.
Il problema è tutt’altro che nuovo e già oggi “istituzioni” della rete come l’ Internet Archive cercano di salvare almeno alcuni dei brandelli del mondo digitale di cui internet rappresenta il cuore pulsante. Allo stesso modo gli archivi Usenet di Google , come noto recuperati da quelli di Deja , mettono a disposizione materiali che risalgono al 1981. Ma la British Library vuole tentare di spingersi più in là.
Secondo Jeremy John, vale a dire l’uomo che è stato incaricato di prendersi cura dell’archivio del digitale, ciò che va conservato sono una pletora di documenti digitali, compresa la posta elettronica .
“Ciò che stiamo cercando – ha affermato John cercando di spiegare quali sono le mire della Library – sono le tracce digitali delle persone che lasciano un segno nel mondo, non necessariamente di quelle più conosciute. Abbiamo bisogno di rispettare gli ancestrali floppy disk così come facciamo con manoscritti storici su fragile carta”.
Chi a questo punto ritenesse che la Library si sia dotata di potenti infrastrutture tecnologiche per perseguire il suo generoso intento, sbaglierebbe. Accanto agli incunaboli e ai manoscritti dei più celebri tra gli anglosassoni, di fianco agli spartiti scritti su tovaglioli di carta da Lennon e McCartney, infatti, l’istituzione culturale ha piazzato per ora un piccolo computer .
John ha comunque fatto capire che la Library crede fermamente nel progetto, che l’archivio digitale sarà rapidamente esteso e che dunque si procederà all’acquisizione di tutte le risorse necessarie. Secondo l’esperto bibliotecario, infatti, la decisione dell’istituzione britannica altro non è che uno “sviluppo naturale” del lavoro di archiviazione già condotto su manoscritti che provengono da tutto il mondo e talvolta da epoche remote.
La speranza è che collaborino anche i sudditi di Sua Maestà contribuendo con tutto il materiale testuale, da programmi scientifici a manuali ad hardware, che sia stato conservato dagli anni ’60 ad oggi. L’idea è quella di coinvolgere gli entusiasti del retrocomputing oltreché ottenere donazioni significative da istituti di ricerca, università e via dicendo.
Il computerello dedicato sarà presto piazzato in una delle sale di lettura e un domani, c’è chi spera molto presto, potrà essere reso accessibile anche da remoto. In questo momento gli esperti della Library stanno studiando il modo migliore di conservare i documenti elettronici , di impedire che siano perduti o modificati, dovendo adattare a testi digitali di molte diverse fonti quelle stesse puntigliose misure di sicurezza e garanzie già adottate per i materiali cartacei.
Fin qui sono state attivate procedure come la compressione dei file a cui viene associata una tecnologia di registrazione di tutto ciò che accade ai file trattati nel corso degli anni. Il tutto comprende anche la riproduzione dei testi in diversi formati e su una molteplicità di supporti.
Ma la prestigiosa biblioteca britannica non ha alcuna intenzione di fermarsi qui. John nel parlare delle novità con i reporter ha infatti dichiarato che la Library si spingerà presto ben oltre, persino fino a conservare i testi delle chat dell’instant messaging che verranno messi a disposizione da “persone che contano”, discussioni online che potrebbero un giorno essere considerate senza prezzo per ricostruire eventi, scelte e dinamiche di un’epoca.